Regia di Maxi Dejoie vedi scheda film
La sindrome di Gerber è una malattia virale trasmessa da un misterioso agente patogeno che fa la sua comparsa per la prima volta in Germania nel 2008 : esordisce come una banale influenza , progredisce rapidamente come malattia esantematica e poi esita in tutta una serie di sintomi nervosi legati alla meningite che provoca. Non è sempre mortale ma chi ne è colpito perde la totalità delle sue qualità intellettive e soprattutto diventa violento, un specie di zombie che attacca i suoi simili .
Il film segue il dottor Ricardi che , pedinato da una crew televisiva , assiste una contagiata dalla sindrome e un operatore "sanitario" ( seguito da un'altra troupe televisiva sempre mnell'ambito del progetto di un documentario sulla sindrome), dipendente della Central Security, un'organizzazione parasanitaria che si occupa del recupero degli infetti e che li porta in una specie di sanatorio a vivere il resto della loro povera vita.
Spesso le crew televisive, sempre al centro dell'azione, diventano parte integrante agli avvenimenti....
E' veramente con vivo piacere che mi accingo a parlare bene di un film horror italiano, il solito prodotto no budget ( si parla di 20 mila euro) girato con la tecnica del mockumentary e che testimonia, ancora una volta, che se c'è un'idea forte alla base si possono bypassare anche i soliti , sempiterni , problemi economici nella realizzazione di qualcosa di artisticamente valido.
Intendiamoci , The Gerber Syndrome-Il contagio non è nulla di eclatante o di particolarmente eccitante, spesso dà l'impressione che il film vada dove lo porta il budget, scegliendo soluzioni "economiche", ma fa enorme piacere trovarsi di fronte a un prodotto professionale, onesto e animato da sincera passione.
E girato veramente con un pugnetto di euro. Già faremmo un grosso passo avanti se il Ministero della Cultura si ricordasse di sovvenzionare giovani cineasti che hanno bisogno veramente di un aiuto concreto per i loro progetti , smettendo di foraggiare produzioni di vecchi dinosauri che non si sa dove buttino i loro soldi ( ogni riferimento ai 7 milioni di euro spesi per il Dracula 3 D è puramente voluto, film classificato come prodotto di interesse culturale nazionale).
Chissà quanti progetti interessanti di giovani cineasti sono morti sul nascere proprio per la mancanza di fondi e di qualcuno che non sovvenzionasse i soliti noti.
Ma stiamo divagando e non rendendo giustizia al film: The Gerber Syndrome-Il contagio racconta con le cadenze del falso documentario la storia di una malattia contagiosa che ha creato psicosi nella popolazione, ha determinato un cambiamento delle forme di aggregazione sociale ( chiusi molti luoghi di divertimento come locali notturni e discoteche) e soprattutto un clima di sospetto reciproco che può esplodere sotto forma di violenza cieca da un momento all'altro.
La regia alterna brillantemente le vicende del dottor Ricardi che assiste a domicilio la figlia di un suo amico e la notte di Luigi una specie di operatore destinato al recupero di infetti che più o meno ha la stessa attrezzatura di un accalappiacani-
Il pregio del film sta nel non scegliere una strada già battuta da moltissimi altri film: se già in passato sono stati narrate storie di contagi e di malattie che hanno sterminato gran parte della popolazione, qui si vede tutto dalla prospettiva di chi assiste il malato in questione ( il dottor Ricardi) e di chi si occupa della loro neutralizzaione. Niente derive zombistiche ma anche un azzardo di discorso sociale ( vedi le riflessioni sulle discoteche e sui luoghi di aggregazione delle giovani leve ) che implica una certa interazione da parte dello spettatore che non subisce passivamente lo spettacolo ma è invitato alla riflessione.
Lo stile documentaristico inoltre permette di far leva su quelle che sarebbero le debolezze di un film normale: parliamo di una recitazione abbastanza rustica che però inserita in un linguaggio cinematografico del genere diventa assai credibile e comunque molto più credibile di un qualsiasi guitto che infarcirebbe di melodramma il suo recitato, l'illuminazione che va e che viene per via delle numerose scene notturne che dà al tutto un impronta molto più realistica e l'intelligente scelta di locations, poche ma buone, in cui anche una Facoltà di Medicina Veterinaria diventa un'ottima controfigura di una struttura sanitaria a uso umano.
Ci sono alcuni evidenti debiti da pagare ( [Rec] in primis ), la limatura di qualche particolare avrebbe giovato ma The Gerber Syndrome-Il contagio funziona soprattutto perchè è qualcosa di credibile, qualcosa di tangibile che potrebbe succedere anche alla porta accanto.
E proprio per questo determina una certa inquietudine.
Il suo aspetto "povero" paradossalmente diventa uno dei suoi punti di forza proprio perchè rafforza la verosimiglianza della storia raccontata
E fare un prodotto che può essere tranquillamente esportato con un budget così ridotto è veramente qualcosa che ha dello straordinario in un panorama asfittico come quello del cinema italiano.
Onore al regista Maxi Dejoie e a chi è stato coinvolto in questo progetto , realizzato nel 2011, con un buon bagaglio di presenze nei festival nazionali e internazionali e approdato finalmente in dvd il 23 aprile di quest'anno.
Supportate il cinema italiano. Stavolta ne vale la pena.
(bradipofilms.blogspot.it)
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