Film che ebbe problemi di censura e quindi fu bocciato dalla commissione perbenista vestita/svestita di quella morale borghese conformista che però inconsapevolmente creò quell’alone di mistero e curiosità attorno a quei “scandalizzabili” fotogrammi che però possono essere tranquillamente visti su you tube (il film è disponibile sul tubo in diverse lingue con tanto di recensioni e apprezzamenti di numerosi critici esteri…solo noi Italiani riusciamo a buttarci del fango addosso…mah) creando non pochi disagi economici alla produzione e al povero regista romano che comunque ha continuato a fare cinema ma forse non ha potuto emergere nel panorama cinematografico italiano propenso ai cine-pattone ma però teso ad importare prodotti turchi e argentini di simile fattezza che ovviamente non si immolano nella nostra cultura.
Ma sorvoliamo per un attimo da queste serie problematiche e immergiamoci nel film che va inquadrato in momento storico ben preciso perché negli anni precedenti l’ondata di violenza del cinema Francese dei vari “Martyrs”,”L’interieur”,”Frontiers”, etc…ha influenzato non poco Picchio appartenente alla “New Age Underground Italiana” (bellissimo un editoriale di “Nocturno” che in un mensile di tanto tempo fa diede luce a questi illustri e all’epoca sconosciuti registi) che, in netta controtendenza alle scelte produttive del “mainstream” , ha assemblato da vero artigiano la nouvelle vague” (ma anche la nostra tradizione rape & revange di matrice exploitation Baviana e Ladiana e ispanica alla De Ossorio con quei resuscitati ciechi che gli diedero tanta fama ) menzionata con la tradizione nostrana con tanto di gladiatori che richiamano i fatti di cronaca nera avvenuti nel 1975 nella costa Pontina nel cosiddetto “Massacro del Circeo” a cui il regista si è ispirato.
La trama inquadra tre rampolli neofascisti della Roma bene che, con la scusa di un rave party sulla Cassia, violentano due turiste straniere in un luogo dove tanti anni fa erano sepolti dei gladiatori.
Cinema estremo, ossessionante, sadico, senza speranza, senza salvezza dove il carnefice e la vittima si scambiano continuamente i ruoli rielaborando un nichilismo anche religioso contro ogni forma di redenzione che condanna l’essere umano che senza pietà è vittima del suo destino.
Poco infagotta la scelta quasi fumettistica dei titoli iniziali o il cameo di Francesco Malcom che aggiunge quel tono humor almeno iniziale (già visto nello zombesco di Luca Boni e Marco Ristori) perché si capisce fin da subito l’esito della notturna scampagnata del branco dove la fotografia priva di luce “risagoma” i corpi privi di ogni forma di pudore che mettono in luce la violenza più estrema di quel maschilismo visibile attraverso gli occhi deliranti e rabbiosi dei violentatori celati proprio come i censuranti dell’opera dietro a quel falso perbenismo che sotto mentite spoglie ci rende ipocriti e più finti che mai.
Voto 7,
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