Regia di Raffaele Picchio vedi scheda film
Un gruppo di ragazzi, tre maschi e due femmine, deve raggiungere in macchina il luogo dove si svolge un rave.
Le due ragazze sono molto carine e straniere, hanno conosciuto i tre amici la sera stessa in discoteca, e dopo un primo momento di diffidenza hanno deciso di seguire i tre ragazzi al raduno del rave. I primi minuti del film sono dedicati alla conoscenza dei protagonisti: tipici personaggi da film dell'orrore, scanzonati, sbruffoni, simpatici... anche se i tre ragazzi non convincono del tutto.
Intanto alcune scene si soffermano su un altro uomo, in casa a Roma, che risulta essere un quarto amico che ha deciso di non raggiungere gli altri al rave perché impegnato a casa con una ragazza.
Questo l'inizio di “Morituris”, che in verità non comincia così, bisogna infatti prestare molta attenzione ai titoli di inizio che presentano tutta una serie di disegni che raccontano come nel '73 a.C alcuni gladiatori che scapparono con Spartaco, si diedero poi a stupri e violenze inaudite, per poi essere giustiziati tramite la crocifissione dallo stesso Spartaco.
E' questo è il vero incipit del film.
I ragazzi si fermano in un luogo sull'antica Appia, lasciano la macchina e raggiungono a piedi il luogo del rave, solo che non c'è nessuno. Dopo un primo momento in cui le ragazze vogliono tornare indietro, tutti si decidono di aspettare se qualcuno si fa vivo. Droga e alcool sono gli unici altri invitati a questa festa privata.
Pare una serata goliardica, una delle due ragazze si apparta con il ragazzo con il quale pare esserci una buona intesa, ma una volta che le due amiche si sono separate, i ragazzi manifestano le loro vere intenzioni: stuprarle e poi ucciderle.
Intanto anche a Roma l'altro amico sta seviziando la ragazza che era con lui.
La scena degli stupri e delle violenze sulle due povere ragazze (e sulla terza a Roma) è lunga e davvero terribile.
Quando tutto sembra volgere al termine, quando i tre mascalzoni decidono di uccidere le ragazze, i gladiatori, risvegliati dalle sevizie e dalla violenza, si risvegliano e cominciano la mattanza su vittime e carnefici.
Mi rendo perfettamente conto che detta così sembra una scemata, ma posso assicurare che la trovata dei gladiatori-zombie è davvero ottima. In primo luogo perché non sono zombie, né fantasmi, ma entità che tornano dal mondo dei morti risvegliati da una crudeltà e da una violenza che pare nei secoli non essere mai mutata. Bardati della loro armatura, non si vedono mai in volto, e per uccidere utilizzano la loro forza e le loro terribili armi da guerra (vere armi di tortura).
In secondo luogo lo spettatore è stato preparato alla visione di qualcosa che torna dal passato, sia per i titoli iniziali, sia per alcune lapidi in latino che annunciano la presenza di antiche tombe.
Il regista ha utilizzato molto bene lo stile narrativo dei film slasher americano, ma ha anche attinto tutto il meglio della tradizione horror italiana, rifacendosi a Fulci, Bava e anche ad Aldo Lado.
La cosa che lo ha contraddistinto e reso originale nella modalità del racconto è stata la totale assenza della “eroina indifesa”, nonostante le due ragazze siano decisamente delle vittime, non c'è assolutamente rivalsa da parte di queste, e una volta che appaiono i gladiatori, vittime e carnefici si mescolano senza pietà per nessuno.
Non vi è un giustiziere, non vi è risposta a tanta crudeltà, la violenza esiste inspiegabilmente da millenni, pare questa l'unica risposta al film.
Il finale è molto inquietante. Quella che nel '73 a.C. Pareva essere giustizia si rivela ai giorni nostri una impietosa crudeltà che andrà ad alimentare ancora la fame dei gladiatori.
Raffaele Picchio ha il pregio di aver utilizzato (credo per la prima volta) nel genere horror un elemento storico rendendolo davvero originale. Lui stesso racconta di essersi ispirato a dei veri elmi appartenuti a dei gladiatori che aveva visto in un piccolo museo di antichità a Roma.
Perché rifarsi sempre ai serial killer americani quando in casa nostra abbiamo tanti “mostri” da scoprire? Trovo molto coraggiosa e originale questa idea di utilizzare la mitologia per creare delle “nuove” (e antiche allo stesso tempo) mostruosità.
Sempre per rimanere in Italia, per le figure dei tre (quattro con il “capo” di Roma) stupratori, Picchio si è ispirato senza dubbi al massacro del Circeo.
I tre ragazzi assomigliano anche fisicamente ai tre protagonisti del vero massacro del Circeo, uno in modo particolare ad Andrea Ghira. La modalità dell'inganno nell'abbordare le ragazze, la violenza senza un perché, le ideologie fasciste e grette sono (purtroppo) le stesse di Andrea Ghira, Angelo Rizzo e Gianni Guido.
Questo accostamento ad un fatto di cronaca italiana tanto brutto e drammatico ha contribuito sicuramente a rendere ancora più partecipato il coinvolgimento nella visione del film.
Infine ottimi gli effetti speciali del grande Sergio Stivaletti che con il suo lavoro aumenta sicuramente il livello dei film, anche dei più modesti.
Purtroppo questo film è inciampato nella censura (incomprensibile) italiana. Sarebbe dovuto uscire nelle sale il 19 novembre del 2012, ma forse solo grazie alla casa di distribuzione Sinister potrà essere visibile in dvd da quest'anno. All'estero, anche se vietato ai minori, ha avuto un discreto successo e diffusione in dvd.
Il film è stato censurato per le scene di inaudita violenza sulle donne e per una scena in cui viene utilizzato un topolino per una presunta scena di erotismo. Vero che il film è molto violento e utilizza un linguaggio volgare e spinto, ma sinceramente credo che il divieto ai minori di 18 anni potesse essere più che sufficiente.
Un bel film.
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