Regia di Luigi Russo (II) vedi scheda film
Omonimo di quel Luigi Russo che fu autore di una serie di scalcagnate pellicole 'di genere' una trentina - e oltre - di anni prima, il regista esordisce quarantenne nel lungometraggio con questo Napoletans, ma aveva già accumulato una discreta esperienza a teatro e, sul set, nel cortometraggio. Purtroppo non ci sono gli elementi per valutarne l'eventuale bravura: questo lavoruccio firmato dal navigato Sergio Martino e dal meno noto Luca Biglione è davvero poca cosa, tanto poca che rasenta a più riprese il vanzinismo, il nulla totale, l'atteggiamento ipocrita di un cinema che si finge ignaro delle miserie contemporanee del Paese e continua imperterrito a sghignazzare e a proporre vecchie barzellette ormai insulse e gag scurrili e/o da latte alle ginocchia. Che i napoletani siano gente di cuore, che siano volponi e attori nati, che siano campioni dell'arte di arrangiarsi e tutto il resto che questo film dice, senza dubbio già lo si sa prima di affrontarne la visione; che la veduta del golfo sia meravigliosa e che la pizza sia una goduria per il palato, idem. Napoletans viaggia sui binari dei più risaputi stereotipi e la sua trama è un concentrato di scenette vacue ampiamente fuori tempo massimo; non basta quindi, a farne un prodotto godibile, neppure il mestiere degli interpreti (Maurizio Casagrande, Massimo Ceccherini, Maurizio Battista, ai quali si aggiungono in parti minori Giacomo Rizzo e Nando Paone, gloriosi caratteristi partenopei, e Andrea Roncato). Nina Senicar è la bellona di turno, ma a mostrare un'interessante abbondanza di grazie c'è anche Susy Del Giudice; toni leggerissimi si accompagnano a musichette allegrotte di Franco Eco, verso un lieto fine consolatorio e ridanciano. A conti fatti, un prodotto francamente evitabile. 2/10.
Napoli. La vita della famiglia Di Gennaro, padre e madre di mezza età più due figli adolescenti maschi, viene stravolta dall'arrivo di due elementi esterni: uno zio d'America che si presume ricchissimo e una bella ragazza subito adocchiata dal figlio maggiore.
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