Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Era questo il periodo in cui il nome di Pozzetto sul cartellone poteva bastare a richiamare in massa il pubblico: e pensare che l'attore milanese esordiva sul grande schermo solamente due anni prima, con Flavio Mogherini in Per amare Ofelia (1974). Lo stesso non poteva invece dirsi di Lattuada: navigato regista dall'esperienza ultratrentennale, al momento l'autore di Luci del varietà, Mafioso e La mandragola (con Totò) era in lieve crisi, in attesa di tornare ai favori del pubblico dai tempi di Venga a prendere il caffè da noi (1970). Ecco così che Lattuada sceglie un interprete di fama e un libro (di Giuseppe Berto) di discreto successo, affida all'emergente Dalila Di Lazzaro una parte da co-protagonista e, con le melodrammatiche musiche di Fred Bongusto, confeziona un prodotto dalle ottime aspirazioni al botteghino. E invece, Oh Serafina! sarà un titolo presto dimenticato: perchè? Oltre all'evidente (non sarebbe corretto definirlo errore, ma quantomeno) eccesso di fiducia nei confronti di Pozzetto, chiamato a ricoprire un ruolo (anche) drammatico percui non è assolutamente portato, c'è da rilevare che la struttura della sceneggiatura (firmata con il giovane figlio di Steno, Enrico Vanzina, e con lo stesso Berto) è piuttosto asimmetrica: nei 95 minuti che compongono la pellicola, il protagonista impiega circa un'ora per finire internato, e da qui per conoscere la Serafina del titolo e andare incontro allo scontatissimo lieto fine ha solamente mezzoretta di tempo. Fra i personaggi di secondo piano e le comparsate si possono citare i nomi di Aldo Giuffrè, Marisa Merlini, Enrico Beruschi, Angelica Ippolito, Fausto Tozzi, Gino Bramieri e, nei panni del medico della casa di cura, c'è anche un cameo di Lattuada. In tempi ormai maturi per la cosiddetta legge Basaglia (1978) e per la conseguente riforma del sistema psichiatrico nel Paese, Oh Serafina! potrebbe (vorrebbe?) avere inoltre risvolti sociali che purtroppo non riesce a raggiungere. 4,5/10.
Un industrialotto lumbard sposa un'avvenente ragazza che in realtà mira solo al suo denaro: dopo averlo cornificato a raffica, infatti, riesce a farlo rinchiudere in manicomio. Ma qui lui ritrova l'amore nella bella Serafina, anch'ella ospite dell'istituto; i due sono pronti per cominciare una nuova vita.
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