Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
Praticamente, per più della metà del film, ho pensato a “2001 odissea nello spazio”. Più ci pensavo, più scacciavo via il pensiero perché ne conseguiva il confronto che, manco a dirlo, faceva risultare il lavoro di Alfonso Cuarón pietoso. Un film vaneggiatore ma d’impatto, per gli scenari che offre, con la musica in sottofondo che rende tutto davvero suggestivo. Gli attori scompaiono, non solo a causa delle tute che li avvolgono per la maggior parte del film, ma a tutto ciò che li circonda. Meno male che c’è Sandra Bullock che almeno ci regala un’interpretazione degna della sua bravura e arricchisce una pellicola che sarebbe altrimenti stata povera di riflessioni. Diverse le cose che rimandano alla genesi: la Dott.ssa Ryan Stone che fluttua e si racchiude in posizione fetale, il suolo stretto tra le mani, quasi baciato, il riprendere a camminare che da la stessa sensazione dei primi passi di un bimbo. Cuarón cerca di racchiudere, in 90 minuti, l’essenza dell’essere, un film che entra (quasi) in comunione col il precedente “I figli degli uomini”, quasi che voglia completare un’opera che di certo è più riuscita di quest’ultima, più fredda, quasi asettica, incapace di rappresentare l’immensità del creato.
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