Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Concorrono all'impatto estetico i vistosissimi colori dei costumi, la sfrontata sontuosità degli ambienti, la lustreggiante fotografia e i caleidoscopici effetti speciali.
A occuparsi della quarta versione filmica del romanzo di Francis Scott Fitzgerald è Baz Luhrmann, famoso per il fasto quasi kitsch e per l'enfasi attoriale dei suoi lavori. E Il grande Gatsby non fa eccezione: il budget faraonico è per Luhrmann il miglior lasciapassare per il glamour nostalgico di una pellicola davanti alla quale si strabuzzano le palpebre a ripetizione. Concorrono all'impatto estetico i vistosissimi colori dei costumi, la sfrontata sontuosità degli ambienti, la lustreggiante fotografia e i caleidoscopici effetti speciali. Tale confezione di lusso rispecchia inoltre sul piano stilistico l'indole ipocrita del "grande Gatsby", che mente alla propria coscienza (prima che agli altri) costruendosi attorno un universo di finzioni evanescenti e imprese fantasmatiche: Leonardo DiCaprio è l'interprete perfetto per questo misterioso affabulatore. Il regista e Craig Pearce, autori dell'adattamento, curano i dialoghi con puntiglio e si focalizzano arditamente sulla drammatica evoluzione dei fatti, ma tralasciano spesso di analizzare i moventi profondi dei personaggi (specie della Daisy di Carey Mulligan), che a momenti sono stritolati dalla teatrale recitazione del cast e dallo sfarzo. Tobey Maguire è comunque un distinto co-protagonista. Ottimo pure Joel Edgerton.
La colonna sonora è un eterogeneo cocktail di jazz anni Venti e di pezzi assai recenti (una cover di Crazy in Love, 100$ Bill di Jay-Z...) che genera un sentore di (voluto) straniamento.
♥ BUON film (7) — Bollino GIALLO
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