Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Probabilmente ho sopravvalutato "Moulin rouge", a cui detti 4 stelle a suo tempo, ma di cui mi era piaciuto l'elogio dell'amore, la contaminazione fra stili musicali e coreografici, l'ottima interpretazione recitativa e canora di Nicole Kidman e Ewan McGregor. In questo Grande Gatsby ritorna l'ipertrofia visiva e il kitsch che già c'erano nell'altro film, ma spesso spinti all'eccesso e senza il necessario controllo da parte di Baz Luhrmann, galvanizzato dall'uso del 3D e dai costumi e dalle scenografie faraoniche firmati da Catherine Martin, moglie del regista, che rimedia ben due Oscar per il suo lavoro. Purtroppo non riesco a confrontarlo attentamente col romanzo, che pure ho letto più di dieci anni fa e ho un po rimosso, ma ricordo il fascino che scaturiva dalla magica prosa di Scott Fitzgerald. Qui Luhrmann ha puntato ad una dismisura che forse guarda a modelli illustri del passato come von Stroheim, ma l'opulenza visiva e lo sfrenato barocchismo finiscono presto per stancare, considerato il modesto spessore dei personaggi e una vicenda che arranca in sequenze importanti come la rivelazione dell'amore di Gatsby al marito di Daisy. Tuttavia, gli accenti funerari della parte finale mi sono sembrati ben risolti e risollevano almeno in parte un film che altrimenti avrebbe meritato una sonora stroncatura. Nel cast continuo a preferire un Di Caprio ormai attore consumato perfino in film irrisolti come questo, dallo sguardo magnetico che ruba la scena a Tobey Maguire, qui piuttosto lezioso, e ad una Carey Mulligan piuttosto al di sotto delle sue possibilità. L'eccesso di ambizioni sta nuocendo a Luhrmann, che dovrebbe tornare alla spontaneità dei suoi primi film, e non credo che, se potesse vederlo, Scott Fitzgerald sarebbe soddisfatto di questo libero adattamento del suo romanzo.
Voto 5/10
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