Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Nelle contestazioni inconsistenti di questi giorni al film di Luhrman, ci vedo la cecità di una critica snob, che segue le tendenze e, fluttuando senza raziocino su di esse, spara giudizi non-professionali...o più semplicemente...ci vedo mancanza di buon gusto.
Forse tra 10, 20 anni anche questo regista verrà compreso.
'E' troppo barocco' ho sentito, 'Le musiche non sono adatte'. E' chiaro che queste sono riflessioni becere, ma vanno ugualmente controbattute.
Il film è ampolloso, sfarzoso come il ricordo delle feste traboccanti di lusso che ci lascia Fitzgerald con il suo libro. Leggendo 'Il Grande Gatsby', il più grande desiderio è di partecipare ad una delle bellissime feste descritte e Baz Luhrman ci accontenta in pieno. Perchè, diciamocelo, lo stesso film con Robert Redford (non fosse stato per l'immensa bravura dell'attore) ci aveva lasciati con l'amaro in bocca. Dov'era finita l'esplosiva, ridondante vita dandy dei ricchi newyorkesi degli anni '20? Nel film di Luhrman, per fortuna.
La grandezza di Gatsby, la sua ambizione devono trasparire da ogni oggetto, da ogni gesto, da ogni evento, da ogni musica stordente. E così è.
Jay Gatsby è un sognatore, un puro di cuore in mezzo alle iene. La sua anima incorruttibile sovrasta la mediocrità tutt'attorno, come lo sfarzo di cui si circonda sovrasta la banalità di una vita 'comune'.
Il cast d'eccezione, Di Caprio e Mulligan in testa, è perfettamente cucito attorno alle figure fragili ed incoerenti che popolano il mondo retrò ed ebbro dei ricchi americani di quegli anni. La colonna sonora, da Oscar, contribuisce al fragore generale, che è l'alienante punto di forza di questo film.
Qualche imperfezione tecnica, ma nulla che possa svilire l'abbagliante clamore del Grande Gatsby.
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