Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Buz Luhrmann è uno di quei registi che si ama o si odia. Bisogna prenderlo così com'è.
Con lui non ci sono vie di mezzo; è eccessivo, ridondante, sfavillante e abbacinante, barocco e magari, qualche volta anche di cattivo gusto.
Questa è la sua cifra stilistica e pretendere che sia più sobrio o controllato, (ci ha provato con il deludente Australia ed è stato un disastro) è come pretendere che Tim Burton non sia visionario e onirico, o che Tarantino abolisca la violenza dal suo cinema per diventare più moderato.
Buz ha il pregio di non prendersi davvero sul serio, non ci propone chissà quali chiavi di lettura, concetti astrusi e filosofici o dietrologie; in fondo, non ci prende in giro come ho visto fare da altri autori, nel suo cinema non c'è neppure la provocazione, elemento che mi dà decisamente più fastidio.
E' un regista che mi piace molto, nonostante i suoi eccessi visivi e ho amato tutti i suoi film, con l'unica eccezione del già citato flop sopra.
I suoi films sono degli splendidi giocattoli, pieni di fantasia estremizzata all'ennesima potenza, sono fuochi d'artificio da cui si rimane abbagliati per i primi istanti, sono divertimento puro e semplice.
In realtà, questi elementi teatrali sono sapientemente dosati, sensazione che ho avuto sopratutto da questo film, dove in realtà le scene rutilanti non sono poi così tante, sono tutte concentrate insieme - le feste stravaganti ed eccessive di Gatsby, l' appartamento sfacciato e volgare dell' amante di Tom, il marito di Daisy, con la festicciola e quella girandola un po' folle di personaggi.
A volte sono solo certi dettagli che emergono, come quel cartello pubblicitario con gli occhiali che vigila sulla ferrovia o le pompe di benzina, o le tende bianche e svolazzanti del salotto di Daisy che fan sembrare la scena quasi astratta e piano piano svelano l'ambiente.
Ma nella seconda parte il tono cambia, lustrini e pailettes lasciano il posto a foglie secche e morte, e i colori si fanno più tetri e meno vivaci, perfino il maniero di Gatsby sembra più cupo e dimesso.
Il romanzo di Fitzgerald ambientato nei ruggenti anni '20 per Luhrmann è solo un pretesto, a cui per altro riesce a mantenersi fedele nello spirito, attraverso il racconto scritto di un testimone esterno alla vicenda (Un Tobey Maguire dignitoso che non ha la necessità di emergere come personaggio) cugino di Daisy e vicino di casa di Gatsby, per suggerire un' aura moderna che tende a rappresentare la nostra contemporaneità, fatta di vuoto apparire, lusso sfrenato e luccicante che maschera il nulla di una società frivola e senza valori, decadente e ipocrita, dove è l'illusione a regnare sovrana.
E illusione amara e tragica è quella del protagonista che insegue un amore idealizzato del passato che probabilmente non esiste, salvo nei suoi pensieri.
E Daisy non sceglie nulla di propria iniziativa, è sospinta da altri, perfino le parole d' amore (?) non sono le sue, ma quelle del suo amante che parla per lei davanti al marito, in quel confronto teso e serrato.
Figura, quella di Daisy tutt' altro che affascinante - non so se dipende dall'attrice che conosco poco, vista solo in Drive (Carey Mulligan), scelta forse per non far eclissare Di Caprio, comunque magnifico e convincente nel ruolo del misterioso e tormentato protagonista, che certe volte mi ricorda un gatto per come si muove e per l'atteggiamento un po' sornione - o dal suo personaggio di bella statuina, in apparenza vuota come il mondo cui appartiene.
La colonna sonora apparentemente fuori contesto, mi è sembrata perfetta, ben si adatta alle immagini e al ritmo a volte forsennato del film.
In definitiva, se amate lo stile di Buz Luhrmann, se avete amato Moulin Rouge! che questo film un po' ricalca, se non vi distrurbano gli eccessi, questo film non potrà deludervi e vi farà divertire molto e vi porterà dentro un sogno colorato e vorticoso fatto di feste, coriandoli, vestiti di Miuccia Prada (spettacolari) e scenografie sorprendenti.
Ma se non amate Buz Luhrmann e la sua ridondanza, allora lasciate perdere, perchè non apprezzerete.
Io sono una persona decisamente sobria, eppure Buz mi piace e pure tanto; 4 stelle forse bastavano, e 5 forse sono troppe, ma vanno date per il coraggio di saper osare, prendere un testo del genere, tradurlo e restare se stessi.
Per me, bellissimo.
La voce della doppiatrice della Mulligan, la cosa che mi è piaciuta meno.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta