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Una nube di terrore

Regia di Ishirô Honda vedi scheda film

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La recensione su Una nube di terrore

di Stefano L
6 stelle

The Human Vapor (1960)

 

Ishiro Honda di solito non propone storie sentimentali, tuttavia l’inclinazione verso avventure ove compaiono maschere “travagliate” pare abbastanza evidente. In “Vapor Man”, il bibliotecario Mizuno (Yoshio Tsuchiya) si sottopone a un esperimento del Dr. Sano (Fuyuki Murakami), il quale dovrebbe aiutarlo a recuperare uno stato di salute che gli permetterebbe di riprendere la professione di aviatore. Il test però va male e l’uomo diventa un essere in grado di tramutarsi in un ammasso gassoso. Utilizza quindi questo nuovo potere per rapinare le banche; lo scopo è quello di organizzare uno spettacolo teatrale al fine di portare alla ribalta l’amata Fujichiyo Kasuga (Kaoru Yachigusa), ballerina kabuki mite e coscienziosa, disposta al sacrificio pur di frenare l'irruenza dell’ex fiamma. Si metteranno sulle tracce del misterioso criminale il detective Okamoto (Tatsuya Mihashi) e la leziosa giornalista Kyoko (Keiko Sata). Le derive tragiche sono all’orizzonte. La trama suona melense? Effettivamente è un po’ così. Anche il ritmo si delinea in modo sciancato, ha una suspense altalenante, e ci sono parecchi segmenti in cui una certa lentezza nella consequenzialità dei trafelati episodi si fa avvertire. Il madido antieroe interpretato da Tsuchiya proferisce comunque una personalità sinistra perturbante, dal temperamento conflittuale con la sua natura malvagia: la chimica con la candida Yachigusa quindi funziona. Analogamente a “Il fantasma dell’opera”, si tratta di una macabra creatura che protegge e supporta la danzatrice in declino Fujichiyo, accennando una sensibilità che si allontana da quella di un volgo ormai grossolano e irrispettoso dinanzi ad antiche forme d'arte; ma nonostante l’estetica fervente, gli effetti speciali stuzzicanti e l'editing attento nelle scene dei recital della Yachigusa, lo sviluppo eccessivamente ondivago del plot non conferisce a “Gasu ningen” quella eloquenza incisiva che contrassegnava il capolavoro muto di Julian. Siamo su livelli sufficienti.

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