Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
Scontati cinque anni di penitenziario, Bil Kiowa (Brett Halsey) ingaggia quattro pistoleri e si mette sulle tracce di James Elfego (Tatsuya Nakaday) l'uomo che gli uccise la moglie e che fabbrico' le false prove per farlo incarcerare. Quest'ultimo nel frattempo e' divenuto lo spietato capo di una banda di sanguinari comancheros che sta' terrorizzando il territorio. Esordio alla regia di Tonino Cervi, regista poco prolifico che viene essenzialmente ricordato per aver prodotto alcuni pretigiosi lavori di Bernardo Bertolucci e Michelangelo Antonioni. Come si può ben percepire dal titolo OGGI A ME...DOMANI A TE e' uno spaghetti-western (l'unico diretto da Cervi) che tratta il tema della vendetta e che va ad aggiungersi ai quasi 80 titoli sfornati nel 1968 (l'annata più redditizia), mentre l'anno successivo il genere subirà una improvvisa flessione con solo poco più di 20 pellicole all'attivo prodotte, innescandone così il lento e inesorabile tramonto. Come molti altri epigoni, OGGI A ME...DOMANI A TE e' il trionfo degli stereotipi e dei luoghi comuni, con un soggetto sfruttato fino all'inverosimile senza alcuna originalità e molta superficialità. In tutta sincerità non sono neanche riuscito a capire le ragioni della condanna subita dal protagonista che innescherà poi la sua sete di vendetta. L'americano Brett Halsey e' di una inespressivita' imbarazzante e di poco aiuto sono il resto dei comprimari, facce da spaghetti-western come quelle di Bud Spencer, Wayde Preston e William Berger. Nonostante tutto le ragioni per dargli un'occhiata ci sono. Cervi sembra voler omaggiare il cinema di samurai del grande Akira Kurosava, imbastendo insieme a Dario Argento una sceneggiatura che vagamente ricorda I SETTE SAMURAI. Azzeccatissima l'idea di riuscire ad ingaggiare Tatsuya Nakaday, attore feticcio di Kurosava e grande amico di Toshiro Mifune, nel ruolo del famigerato Elfego. La star nipponica ricorda proprio uno di quei cani sciolti del Giappone feudale. Oltre alla pistola, usa come arma anche un machete che si sostituisce alla più tradizionale katana giapponese. E' proprio lui con i suoi sguardi e le sue gestualità a tenere in piedi una pellicola che risulterebbe altrimenti scontata e già vista. Di aiuto sono anche gli esterni, girati nei boschi di Caldara di Manziana, vicino Roma. Location che ricordano un po' quelle dei western caserecci di Demofilo Fidani, ma che Cervi riesce a valorizzare creando così un'atmosfera autunnale e crepuscolare, specie nel'ultima mezz'ora, quando il film, grazie anche all'apporto di Dario Argento alla sceneggiatura, assume tinte gotiche.
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