Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
Dio sa quanti film di guerra esaltanti l'eroismo vero o presunto dei combattenti (maschi, s'intende) mi sono sciroppata nel corso degli anni, e quanto poco sul resto. I protagonisti di questo film, invece, sono vittime molto particolari, i bambini, una
categoria di persone all'epoca neppure soggetto di diritto internazionale (lo sarebbero diventati alcuni decenni dopo, senza che per altro i vari ordinamenti giuridici nazionali si adeguassero granché, Italia compresa). La prima mezz'ora è estremamente dolorosa: un gruppo di piccoli profughi, incapaci di ridere e spesso anche di parlare, obbedienti come automi, viene accolto in un centro. (La voce fuori campo che spiega l'origine dei loro comportamenti anomali è senz'altro didascalica, ma avrà avuto una grande utilità per il pubblico statunitense del 1948.) Uno di loro - il personaggio principale, reduce da Auschwitz - ha dimenticato perfino il proprio nome. In seguito, alcuni fuggono, convinti di essere portati ai crematori. Il piccolo superstite viene raccolto e curato da un soldato statunitense (il loro rapporto, molto saggiamente, non ha nulla di sdolcinato). Il lieto fine ha probabilmente l'intento di alleggerire una vicenda potenzialmente tremenda nella sua ingiustizia abissale ed è molto commovente. Indirettamente suggerisce quanto casuale in fondo, nel caos del dopoguerra, fosse il ritrovarsi (e quanti non avessero nessuno da ritrovare). Dispiace che questo film non sia più conosciuto, perché ha molto da offrire, nella forma e nella sostanza.
Il DVD italiano, privo di sottotitoli per non udenti.
Il suo stile pacato è ideale per una vicenda come questa, ovviamente non scelta a caso (si vedano "The Men" sui reduci paraplegici o "Da qui all'eternità" sull'esercito statunitense, un
film decisamente critico, nonostante le censure subite).
Bravissimo, molto misurato e credibile senza mancare d'intensità (e questo era il suo debutto cinematografico). Un attore di cui si dovrebbe parlare di più.
Superlativo. Certi suoi sguardi fanno male.
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