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Oci Ciornie

Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film

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La recensione su Oci Ciornie

di alan smithee
10 stelle

Storia d'amore dai toni allegramente checoviani, che vede l'incontro alle terme tra un ricco fannullone scaltro e ben maritato, ed una nobile giovane donna russa insicura e timida, affiancata dal suo immancabile cagnolino Sobachka. Una delle migliori ultime interpretazioni di Mastroianni, per un capolavoro italiano di un gran regista russo.

VENEZIA 73 - CLASSICI RESTAURATI - OMAGGIO A MARCELLO MASTROIANNI

Proiettato per la prima volta al mondo qui a Venezia 73 presso la nuova Sala Gardino, ecco la versione restaurata ed integrale del capolavoro "checoviano" (per atmosfere, ambientazione e carattere dei personaggi) di Nikita Michalkov, in una sontuosa coproduzione italiana tornata al suo spendore eccezionale. E forte di una ventina di minuti aggiuntivi tagliati dal regista in sede di uscita nelle sale a fine anni '80, con la ricomparsa, tra gli altri, del personaggio della figlia viziata del protagonista Romano/Mastroianni, interpretata dalla splendida (e a quei tempi appassionatamente e recidivamente lynchana) Isabella Rossellini.

Agli inizi del '900, su un battello, un anziano turista di nome Romano (Mastroianni, che per questa parte sfiorò per l'ultima volta il premio Oscar) incontra un uomo d'affari russo (Vsevolod Larionov) e, fattolo accomodare alla sua tavola, gli racconta lunghi episodi della propria vita familiare, legati strettamente alla Russia, e in particolare ad una nobildonna con un simpatico cagnolino bianco, Sobachka.

La vicenda si snoda inizialmente tra le mura del palazzo della dimora sontuosa della famiglia, lui architetto nullafacente, scaltro nell'aver preso in sposa la ricchissima figlia di un banchiere (Silvana Mangano), divenuta ella stessa (ingenua) gestrice del patrimonio ed attività finanziaria di famiglia, seppur malamente consigliata da un funzonario doppiogiochista e furfante (Herlitzka); ppi la vicenda si sposta nei giardini del parco delle terme di Montecatini, ove Romano, malato cronico immaginario, trascorre mesi e mesi di degenza utili a tenersi distante dalla corte inetta ed insulsa che gli fa da corte nella casa di famiglia.

L'incontro con la donna col cagnolino farà nascere una storia d'amore che sfiderà i rispettivi matrimoni dei due amanti, e la distanza tra i due.

Romano intraprenderà un viaggio spassoso e sin avventuroso, che la fluida sceneggiatura e l'elegante regia di un Michalkov ispiratissimo e a suo agio con i carrelli e i dolly, filma in modo magistrale, offrendoci uno degli esempi più felici di coproduzioni a largo budget dagli esiti artistici davvero eccezionali.

In Oci Ciornie Mastroianni dà vita probabilmente al suo migliore personaggio di fine carriera, che tramite l'architetto di belle speranze Romano, votatosi per convenienza alla vita di rendita (come un animale selvaggio allo zoo, nutrito e servito come unico impegno di vita) e agli agi dellaver maritato una ricca ereditiera, rappresenta comicamente e con esiti esilaranti, l'italiano di bell'aspettoscaltro e profittatore, ma in fondo di buon cuore e che, e messo alle strette, sa stringere i denti e trovare la soluzione giusta, o la meno sbagliata, finendo per applicarsi e mettendo da parte l'indolenza presente con costsnza fino a poco prima.

L'amore non ha confini geografici o civili, e il gran film di Michalkov ne celebra sontuosamente, ma con spassoso divertimento e leggerezza, i termini e le modalità per la messa in pratica.

 

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