Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Due episodi (di circa un'ora ciascuno: mica poco) sul tema della superstizione, piatto che agli italiani piace in ogni salsa. E in effetti, a parte quest'ultima considerazione, è difficile comprendere come abbia fatto questa mediocre commediola senza idee a non finire immediatamente dimenticata. Oltre a Banfi e Dorelli, i due protagonisti (come in Dio li fa e poi li accoppia, dell'anno precedente, regia di Steno), nel cast troviamo una buona quota di caratteristi e spalle assolutamente apprezzabili: da Renzo Montagnani e Milena Vukotic a Mario Brega ed Ugo Bologna; da Paola Borboni a Gegia (e qui il salto è lungo), da Janet Agren a Silvan nei panni di sè stesso, nel finale della seconda storia. A sceneggiare ci si sono messi in una miriade: altro dettaglio che lascia perplessi. Ma i nomi sono quelli che sono, ovvero non certo grandi garanzie: oltre al regista (mestierante, ma non dei peggiori), (Mario) Amendola, (Bruno) Corbucci, Leoni, Verrucci, Bucceri, Guerrini. Qualche volgarità gratuita, toni perennemente balordi, le solite scenette di maschi allupati (senza riuscire a concludere, certamente) per una farsetta divisa a metà senza nulla da dire. Bravi, ad ogni modo, Banfi e Dorelli. 3/10.
Due episodi. Un uomo perseguitato dalla sfortuna scopre che il vicino è uno iettatore implacabile; la fonte delle disgrazie è un pelo del vicino: bisogna strapparglielo. Un prestigiatore amatoriale riceve in dono l'arte magica di una strega; proprio ad un passo dallo sfidare Silvan in tv, l'uomo perde ogni capacità soprannaturale.
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