Regia di Michael Powell vedi scheda film
Michael Powell è stato, forse, il più importante regista del cinema britannico, co-autore con Emeric Pressburger di svariati capolavori che orientarono quella cinematografia nella direzione di un "cinema di genere" allora ancora poco sperimentato. Con "Peeping Tom", tradotto in maniera suggestiva in Italia col titolo "L'occhio che uccide", Powell volle spingersi addirittura nel territorio del cinema horror nello stesso anno in cui Hitchcock realizzò "Psycho" in America, ma l'accoglienza della critica e del pubblico inglese fu disastrosa, mettendo praticamente fine alla carriera del regista che in seguito girò soltanto qualche misconosciuto film in Australia. All'epoca il film risultò troppo disturbante, ma in seguito ha avuto un'influenza notevole su molti registi come Brian De Palma, Dario Argento e John Carpenter, oltre a Martin Scorsese che è un ammiratore sfegatato dell'opera di Powell. La storia di Mark Lewis, cine-operatore che da bambino era usato come cavia dal padre in alcuni esperimenti sulla sopportazione del dolore, e che da adulto diviene un serial killer che uccide, significativamente, le sue vittime con la sua stessa cinepresa, obbligandole ad assistere alla propria morte mentre viene filmata, rimane un'affascinante metafora del cinema e del suo potere di fascinazione e di corruzione al tempo stesso, oltre che un thriller carico di una suspence ancor oggi efficace. Anche se non raggiunge la perfezione implacabile della regia di "Psycho", "L'occhio che uccide" resta un thriller molto in avanti rispetto alla sua epoca, scioccante ed inquietante ma mai gratuito, forse leggermente invecchiato per qualche dettaglio tecnico della realizzazione (un critico americano, ad esempio, si lamentò della dizione poco curata e inverosimile per un personaggio inglese del tedesco Karlheinz Boehm, già interprete di Franz Josef nella saga di Sissi, ma non ho potuto verificare direttamente questo appunto perché nel doppiaggio questa sfumatura viene annullata). Fra i caratteristi, ottima soprattutto la ballerina Moira Shearer che aveva già lavorato con Powell in "Scarpette rosse" e che qui mostra buone doti drammatiche nel ruolo di una delle vittime di Mark, ma brava anche Anna Massey che reciterà anni dopo con Hitchcock in "Frenzy". Geniale la scena iniziale, girata interamente in soggettiva.
voto 9/10
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