Regia di Michael Powell vedi scheda film
Film lento, dal ritmo tutt'altro che sostenuto e con una storia che si incentra sulla psicologia malata del protagonista, vittima (nemmeno a dirlo) di sevizie psicologiche da parte del padre nell'età infantile e carnefice di riflesso nell'età adulta. A mio avviso l'aura di grandezza che ha coperto il film è legata al fatto che è cinema che parla di cinema e questi giochi hanno sempre facile impatto sullo spettatore, costretto suo malgrado ad immedesimarsi. Per il resto il film è uno dei tanti thriller psicologici, nemmeno troppo buono dal punto di vista della tensione. A me non sembra che qui si sublimi la morbosità del voyeurismo perché di fatto l'unico malato è il protagonista e fin da subito il suo gioco sembra diventare prevedibile, fatti salvi i moventi di cui comunque è facile individuare la matrice (ovvero la malattia/paranoia). Il film comunque si lascia guardare e si presta a considerazioni interessanti ma soprattutto si avvale di un protagonista davvero straordinario, in grado di spiazzare lo spettatore. Non appare chiaro se la sua "doppia" personalità sia frutto di una sua scelta deliberata di mostrarsi diverso a seconda dei diversi contesti o se invece sia una sorta di riflesso inconscio che si riverbera attraverso la telecamera la quale mostra la parte sicura e lucida dell'assassino che appare poi timido ed impacciato quando si trova solo con i suoi contatti umani. Voto: 6/7.
Ottimo protagonista, impeccabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta