Regia di Michele Lupo vedi scheda film
Tardissimo spaghetti western prodotto da Claudio Mancini, factotum di Sergio Leone. Confezione da serie A, ma soggetto e sviluppo dello stesso da western di serie D. Tutto ricade sulle spalle di Bud Spencer, qua non doppiato, e sui i suoi tradizionali cliché. Scazzottate con cascatori e fedelissimi delle pellicole del gigantesco attore napoletano (tra gli altri Pizzuti, Romano Puppo, Joe Bugner, Ottaviano Dell'Acqua), sfide culinarie in cui Bud mangia l'impossibile (sulla scia de Altrimenti ci Arrabbiamo e Io Sto con gli Ippopotami) e trovate demenziali che non sempre riescono a regalare sorrisi. Tra queste si segnala un Bud Spencer vestito da indiano che parla la lingua dei pellerossa e induce in errore un plotone di nordisti, facendo credere a questi ultimi di essere attorniati da un gruppo di indiani (in realtà sono dei pupazzi che non si sa come siano stati azionati da Bud). O ancora vediamo Bud fingersi medico e guarire un vecchietto da una colica, per mezzo dell'improvvisazione e di un cocktail che dovrebbe in realtà ucciderlo, con quest'ultimo che corre in bagno tra pernacchie ed esultanze.
Da spalla a Bud Spencer troviamo un attore franco-algerino chiamato a interpretare un indiano tanto idiota quanto efficace. Il personaggio è ispirato ad Anulu (l'indigeno scemo interpretato da Sal Borgese) di Chi Trova un Amico Trova un Tesoro, pur se in maniera meno grottesca e inetta.
Sorprende vedere alla sceneggiatura un certo Donati, un fedelissimo di Sergio Leone, che qua tira via oltre modo, limitandosi a sketch, persino qualche sequenza rubata dalle barzellette (Bud Spencer che invece di curare un donna sonnambula che si atteggia a ninfomane, suggerisce dei sonniferi al marito cornuto). Finale tirato via con una polvere d'oro che discende sugli abitanti del paese, amministrati da uno sceriffo corrotto che finge di combattere una banda di cui in realtà è il capo occulto.
Simpatica la colonna sonora di Morricone, bella la fotografia e le scenografie. Il film però non si salva dalla mediocrità per via della sua scarsità di idee.
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