Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Un altro tassello dell'Italia vissuta in prima persona da Montaldo (classe 1930) e che il regista, qui pure sceneggiatore con Nicola Badalucco ed Antonella Grassi, mette in scena per scongiurare che la storia possa ripetersi. Solitudine e paura sono gli elementi che uniscono i due protagonisti, il professore e lo studente. Il romanzo da cui proviene la vicenda è di Giorgio Bassani e le affinità con Il giardino dei Finzi-Contini si notano prepotenti: la media borghesia ferrarese di origine ebraica si scontra con le leggi razziste e le infamie squadriste del fascismo, il tutto focalizzato sui personaggi e le loro interazioni piuttosto che sul contesto socio-politico, sostanzialmente un livido sfondo nella storia. Curioso come, per interpretare una storia così profondamente (e tragicamente) italiana, siano stati chiamati attori internazionali come Noiret ed Everett e l'italiana 'a metà' - di lì a poco si sarebbe trasferita negli Usa, dove otterrà discreto successo - Valeria Golino; il cast ad ogni modo non è affatto male. La narrazione però è pesante e decisamente lenta, non molto aiutata dalle poco ispirate (spesso forse vorrebbero essere raffinate, ma riescono mielose) musiche di Morricone. 5/10.
Nella placida Ferrara del 1938, l'anno delle infami leggi razziali, si intrecciano le storie di un professore omosessuale e di uno studente universitario ebreo. Per nessuno dei due ci sarà lieto fine.
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