Regia di John Huston vedi scheda film
Solo un grande come John Huston può trasformare un clamoroso contrasto tra due universi inconciliabili in un incontro intrigante e delicato. La vicenda del marine naufrago e della suora missionaria, capitati per caso su un’isola deserta, è una storia fatta di niente, collocata in un ambiente vuoto e silenzioso. Ma dove tace il fare, emerge, prepotentemente, l’essere; per i due protagonisti il confronto col proprio opposto non serve a rafforzare la propria identità, ma, al contrario, a sondare le possibili alternative e a porsi pesanti interrogativi. Il soldato scopre, nella donna consacrata, l’esistenza di limiti tanto invisibili quanto invalicabili, rappresentati da valori ultraterreni suggellati dal sacrificio; e lei, a sua volta, vede in lui la vertiginosa vastità della dimensione umana, che non conosce regole e in cui ogni cosa può diventare lecita e accessibile. Al mondo materiale come oggetto di rinuncia si contrappone il mondo materiale come campo di conquista; alla preghiera rivolta a viso aperto verso l’alto fa da contraltare l’azione strisciante del ladro e del sabotatore che agisce nell’oscurità. In comune c’è la disperazione per una salvezza, fisica e spirituale, che le traversie della guerra sembrano voler negare ad ogni costo. Tutto appare estraneo e anomalo in quel luogo remoto, in cui una coppia impossibile di americani è circondata dalla natura esotica e da nemici giapponesi, e le uniche soluzioni sono nascondersi o scappare. In questa situazione surreale, nemmeno l’amore e l’odio riescono a trovare il loro spazio, ed il rapporto tra i due rimane così indistinto: lo stare insieme è, da un lato, una necessità che crea attrito ed imbarazzo, dall’altro una opportunità che reca conforto e tranquillità. La tensione, densa e vibrante, è quella prodotta da un’intimità sospesa, che insieme attrae e spaventa, e riesce a sembrare, nel contempo, proibita dalla legge divina, e solennemente voluta dal Cielo.
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