Regia di Terence Young vedi scheda film
Adattamento della pièce teatrale omonima di Frederick Knott, “Wait Until Dark” è un grandissimo lungometraggio diretto da Terrence Young all’apice del successo, nonché sostenuto dalla presenza di una magnifica Audrey Hepburn impegnata in una delle più memorabili performance della sua carriera professionale. Nei panni dell’audace Susy, la quale ha perso la vista a causa di un incidente automobilistico, l’attrice britannica ricopre il ruolo di una casalinga che, assieme al marito Sam (Efrem Zimbalist Jr.), viene accidentalmente coinvolta nel traffico di una notevole quantità di eroina nascosta in una bambola e sottratta da una ragazza misteriosa, impiegata come corriere. Si ritroverà da sola nell’appartamento di New York City dove i truffatori Mike Talman (Richard Crenna) e Carlino (Jack Weston), su commissione del perfido, poliedrico spacciatore Harry Roat, Jr. (Alan Arkin), vorranno reimpossessarsi della partita di droga.
La trama si avvia con un taglio serrato, carburando in un ginepraio di situazioni intricate e ritratti caratteriali appena accennati (i quali manterranno la loro indole sibillina fino alla fine, rapprendendo un ingrediente giallo fascinoso). Dai campi stretti della camera ai dialoghi colmi di ruvidi dettagli condensati in terrificanti doppi sensi, il ritmo si sviluppa in una spirale mefitica che delinea gradatamente turpitudini e oscure sfumature delle maschere. La melodia dissonante e fredda di due pianoforti accordati da Henry Mancini è perfettamente amalgamata ad una raffigurazione ininterrottamente brumosa; la fotografia di Charles Lang filtra zelantemente le fonti e i fasci di luce per risaltare il contrasto delle tonalità ambientali con i costumi dei personaggi. Suggestiva e dalla cupezza inebriante l’immagine conferita all’indecifrabile Harry Roat di Arkin, la cui attitudine perversa e spregiudicata viene esposta con un raffinato alterco di particolari eccentrici ed inquietanti; un sociopatico sinistro ed autocompiaciuto delle proprie nefandezze che nel contempo sembra provare disagio verso le sfaccettature più meschine della razza umana (dopotutto, lui stesso si è incagliato in quell’impasse per un inaspettato tradimento di una fanciulla apparentemente fidata). Seguirà l’entrata della Hepburn; una brillante prestazione recitativa attraverso cui la cecità viene manifestata da eleganti sottigliezze della mimica e movimenti dalla naturalezza estremamente equilibrata. Il profilo è quello di una disabile incredibilmente intelligente, la quale percepisce sottopelle le incoerenze e i rumori sospetti del luogo in cui dimora; desumendo velocemente che gli individui penetrati per i motivi più disparati all’interno dell’abitazione si comportano in modo insolito, comprende di avere a che fare con dei tipi poco attendibili. Mediante il supporto di un'undicenne con cui ha un rapporto di progressiva complicità (è l’unica vicina di casa su cui poter contare) tenterà di sopravvivere stanando le tattiche dei malviventi senza rendersi eccessivamente vulnerabile alle assidue incursioni: la tempistica impeccabile con cui intercalano gli avvenimenti mantiene un clima angosciante, ardentemente oppressivo. Young stimola l’attenzione dello spettatore con temprate circostanze di pericolo ed accorate manipolazioni degli angoli di ripresa, modellando la prospettiva delle vicende tramite un'eloquente scansione di pause ed accenti. L’esercizio nel dispensare la suspense è magnetico, viscerale, assorto in compassate nuance psicologiche di seducente caratura. Il meccanismo sensoriale con il quale si dipana la narrazione culmina in un apogeo sciorinato da un indimenticabile risvolto al cardiopalma, annoverato tra i migliori momenti del cinema thriller e ancora fortemente conturbante.
Un film di suadente efficacia strutturale: funzionale ed eterogeneo nella composizione delle bandelle, dalla sceneggiatura galvanizzante all’ineccepibile alchimia degli interpreti. Un classico che all’uscita si meritò delle nomination agli oscar e ai Golden Globe, ma, ingiustamente, non vinse nemmeno un premio, registrando altresì degli incassi modesti. Oggi è un capolavoro parzialmente dimenticato che andrebbe meramente riscoperto.
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