Regia di Curtis Bernhardt vedi scheda film
Davis è sempre brava, lo sa e spesso vuole strafare per farlo vedere. Qui più che mai: ha prodotto il film a questo scopo, interpretando le parti di due sorelle gemelle dal carattere opposto. Bavura anche tecnica, per l’epoca, nel far convivere nella stessa immagine le due sorelle mentre una passa il fiammifero acceso all’altra, in un episodio che aveva (allora) l’evidente scopo di stupire lo spettatore: una chiede un fiammifero e l’altra lo accende prima di passarglielo; mi ero stupito dell’insensatezza del gesto, non pensando che allora la scena appariva quasi miracolosa. Può essere un segno del senso e dei limiti del film: anche la vicenda è forzata in funzione della Davis che sfoggia la sua bravura in due parti opposte; l’ho visto volentieri proprio per questa bravura, ma troppo fine a se stessa. Qui la corda è troppo evidente, soprattutto alle visioni successive; non ne avevo scritto quando l’avevo visto la prima volta, alcuni decenni fa, ma ne ricordo un’impressione più positiva; con l’età (e l’esercizio critico) si colgono meglio i trucchi e le debolezze nell’arte (come nella politica o in generale nella vita) anche se la vista degli occhi peggiora. In compenso si diventa più comprensivi nei confronti delle debolezze altrui (anche delle proprie?): se avessi notato questi limiti quando l’ho visto la prima volta l’avrei condannato all’insufficienza, ora lo giudico sufficiente… da vedere ma non da rivedere.
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