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Alcuni giorni nella vita di Oblomov

Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alcuni giorni nella vita di Oblomov

di Baliverna
8 stelle

*** ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA *** Sicuramente un buon film, questo di Nikita Michalkov. E' forse solo un tantino lento all'inizio, ma poi marcia benissimo e appassiona. C'è anche la possibilità che quella lentezza iniziale sia voluta, per rendere la noia e l'insensatezza della vita del protagonista. Ho trovato poi indovinate anche idee di regia e di fotografia di cui il film è cosparso. Mi riferisco ad es. alla rappresentazione dei ricordi d'infanzia di Oblomov, con la fotografia molto chiara e la musica sognante. A proposito, tutte le numerose musiche non originali scelte per il film sono belle e adatte alla rappresentazione. Spesso le aggiungono un tono lirico e irreale. Bello anche il campo lunghissimo finale, col bambino che corre sul... campo verde finché non lo si vede più.
Al centro della pellicola c'è appunto il personaggio di Oblomov, un borghesuccio pigro e accidioso, che passa le giornate dormendo, oziando, e mangiando. Lo scossone salutare che gli dà un suo vecchio amico riesce a smuoverlo dalla sua indolenza e a farlo entrare nella vita, ma la via verso il riscatto completo è erta e insidiosa. Sul che cosa però lo induca a rifiutare la relazione con Olga si possono fare varie ipotesi. Il suo respingere la ragazza è certamente autolesionistico, e lesionistico anche nei confronti di lei, che si sposerà senza amore e trascorrerà una vita triste. Forse dentro di sé si disprezza ancora per l'essersi buttato via per tanti anni, e si considera incapace di sostenere l'amore e il matrimonio. Si considera inconsciamente indegno della felicità. Oggi si direbbe che è privo di autostima. E poi è sicuramente una persona debole e fragile, senza fiducia in se stessa.
A me sembra che il regista dia una risposta sul perché Oblomov è l'inetto che è, e ci insiste pure: la mamma che ha avuto lo ha coccolato, protetto e vezzeggiato decisamente troppo, come neanche una bambina la sua bambola. Non ha permesso al figlio di diventare un uomo, e l'ha fatto divenire un bambinone pavido e pigro, senza spina dorsale. E il figlioletto di Oblomov seguirà purtroppo le sue orme.
Il ritratto del personaggio è sicuramente convincente, e ben interpretato dall'attore. Brava anche Elena Solvei, che rivedremo in "Oci ciornie" dello stesso regista. In Russia il personaggio è molto popolare, e si parla addirittura di "oblomvismo" per definire una persona pigra e inconcludente; un po' come noi diciamo "un don Abbondio" in altri casi.
Come già accennavo, il film è un piacere anche per gli occhi, visto che ci regala begli scenari naturali sia invernali che estivi, avvolti in una luce brillante e un po' irreale. E' una pellicola da riscoprire e adatta a tutti i mercati, poiché è in costume e non ha niente di "sovietico" o di astruso per noi.

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