Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film
Solamente un regista russo può mettere in scena con tanta accortezza un testo russo: occorre arrendersi all'evidenza. Il romanzo di Goncharov (più semplicemente intitolato Oblomov) da cui Mikhalkov trae questa pellicola - anche in veste di sceneggiatore, insieme a Aleksandr Adabashyan - è esattamente ciò che qui compare, cioè sostanzialmente una commedia. Agrodolce e spietata, come d'altronde i romanzieri dell'Ottocento russo sapevano essere: un vero e proprio atto d'accusa verso certa aristocrazia contemporanea (e in sostanza di ogni età della vita dell'uomo), ma in senso più lato verso un ben più diffuso atteggiamento rinunciatario, pigro, colmo di accidia e nichilismo. Se nulla ha senso nell'esistenza umana, tanto vale trascorrerla sul divano, come fa Oblomov, o più segnatamente senza mettersi in gioco. Ecco, se il succo del discorso è colto con ineffabile precisione, la sopra citata 'accortezza' del regista va perfino oltre, in termini di rispetto del testo originale: il film riesce infatti a suonare artificioso nel suo calligrafismo, freddo negli interventi del narratore esterno e talvolta oltremodo macchinoso, gravoso nel fornire dettagli e informazioni che sulla pagina possono anche servire a disegnare il contesto, ma cinematograficamente appesantiscono soltanto la narrazione. Nessun dubbio sulle capacità di Mikhalkov, chiaramente, che peraltro una quindicina di anni dopo approderà all'Oscar con Sole ingannatore (miglior film straniero; anche Gran prix speciale della giuria a Cannes); così come il tris centrale di interpreti risulta perfettamente in parte (Oleg Tabakov, Yuri Bogatyryov e Andrei Popov). 5/10.
Oblomov ha 35 anni, una ricca rendita e un servitore: nessuno potrebbe convincerlo a scendere dal suo divano. Tranne forse l'amico di infanzia Stoltz, che lo mette a dieta e lo inserisce in società, facendogli anche trovare l'amore per Olga.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta