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Alcuni giorni nella vita di Oblomov

Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alcuni giorni nella vita di Oblomov

di angelina
10 stelle


"Liberatosi dalle preoccupazioni lavorative,Oblòmov amava sprofondare nel mondo da lui stesso creato.
Gli erano consone le delizie di elevati intenti e non era estraneo alle afflizioni comuni all'umanità tutta.Nel profondo dell'anima piangeva amaramente,a volte,sulle disgrazie dell'umanità;provava sofferenze oscure,senza nome,e malinconia,e aspirazione a qualcosa di remoto,a quel mondo,verosimilmente,verso il quale era solito trascinarlo Stolz.Dolci lacrime gli scorrevano lungo le guance..."
Ivan Aleksandrovic Goncarov   "Oblòmov",1858


Il'ià Il'ic Oblòmov (Oleg Tabakov),nobile di nascita,possidente terriero di una proprietà di trecentocinquanta anime,Oblòmovka,in una provincia ai confini con l'Asia,dove ha trascorso la sua infanzia sognante e incantata,vive ormai da lungo tempo a Pietroburgo,dove passa le giornate steso su un divano,in una stanza polverosa e ingombra di oggetti,accudito dal fedele,devoto e lamentoso Zachar (Andrej Popov).
"Stare disteso per Il'jà Il'ic non era nè una necessità,come per un malato o per una persona che vuol dormire,nè un fatto contingente,come per chi è stanco,nè un piacere,come per un pigro:per lui era una condizione normale." 
Solo l'amico d'infanzia Andrej Stolz (Jurij Bogatyrev),a cui è profondamente legato,riesce a scuoterlo dalla sua apatia,e a trascinarlo,pur controvoglia,nel turbine della sua vita dinamica e affaccendata.
E' in un elegante salotto pietroburghese che Andrej gli presenta l'incantevole Olga Illinskaja (Elena Solovej),che canta divinamente e di cui lui stesso è apertamente invaghito.
"Per tutta la settimana successiva quasi non si separarono.Olga con loro si sentiva completamente a proprio agio,come con nessun altro.Conosceva bene Andrej Stolz,lo considerava suo amico,lo amava perchè la divertiva sempre e non permetteva che si annoiasse,ma lo temeva anche un pò,poichè si sentiva troppo bambina rispetto a lui.Stolz la ammirava in modo disinteressato.Ella era ai suoi occhi soltanto una fanciulla adorabile,che dava grandi speranze.
Com'era tutto bello,come si erano affiatati tutti e tre,in che modo naturale aveva fatto la conoscenza di Oblòmov.Oblòmov era più semplice di Stolz,più buono,non la faceva ridere come lui,in compenso la faceva ridere di se stesso e perdonava così presto le burle..."
Stolz,in procinto di partire per l'estero affida l'amico alle cure di Olga,con il compito di vincere la sua maliconica indolenza e restituirlo alla vita.Arriva l'estate, Oblòmov affitta una dacia vicino a quella di Olga e trascorre insieme a lei tutte le sue giornate.
Adesso conduce una vita attiva,si alza presto,legge i libri che Olga gli consiglia,fa progetti di cambiamenti per la sua tenuta di Oblòmovka e ricambia con tenerezza il suo amore.
Ma è una breve illusione.Prima in modo confuso,poi sempre più chiaramente,Il'ja Il'ic comprende che non potrà mai dare ad Olga quella pienezza di vita di cui la sua anima ha bisogno di nutrirsi e,al ritorno di Stolz,lascia immediatamente la campagna e torna a Pietroburgo,dove si insedia con Zachar nel periferico rione di Vyborg,nella modesta casetta di Agàfja  Matveevna,una giovane vedova,dolce e operosissima,che lo circonderà di ogni cura e attenzione e gli permetterà di ritornare alla quieta,appartata vita di sempre,ricordando con tenerezza,ma senza nostalgia, quell'incantevole estate.
Tra commedia,dramma e reverie,Nikita Michalkov rilegge il capolavoro di Goncarov,con raffinate scelte stilistiche e narrative,illuminando il personaggio di Oblòmov con uno sguardo sensibile e indulgente,che traduce il suo malinconico rimpianto per il passato in un anelito di poesia e di un fragile equilibrio con quel mondo a cui gli si chiede,invano,di appartenere.
Michalkov condensa il nono capitolo della prima parte,"Il sogno di Oblòmov",dedicato allo struggente ricordo di Oblòmovka,la sua Itaca perduta,in alcuni onirici flashback,impreziositi dalla splendida e pittorica fotografia di Pavel Lebesov,e contrappuntati dalla bellissima,malinconica musica di Eduard Artemiev.
Con una mirabile fluidità narrativa,Nikita Michalkov fa vivere il fragile amore di Olga e Oblòmov nello spazio di una luminosa estate campestre,dove il protagonista,uno straordinario Oleg Tabakov,coltiva per un breve,incantevole attimo,l'illusione di appartenere a quella vita affollata di progetti che,in realtà,la sua anima sognatrice non è mai riuscita a concretizzare.
Splendida dunque la sequenza nel bosco,dove Il'ja Il'ic quasi soccombe, sgomento, all'ardore pudico della sua innamorata,a quel bacio sulla guancia che resterà per lui indimenticabile.
Michalkov coglie con penetrante sensibilità il fascino luminoso del carattere di Olga,ne schizza un ritratto appassionato e vibrante,senza voler contrapporre,come avviene invece nel romanzo,la sua incapacità di condividere pienamente "la fantasia di eterno adolescente"di Oblòmov alla devota e instancabile dedizione di Agàfja Matveevna,che gli resterà al fianco,con toccante abnegazione, fino alla morte.
La quarta ed ultima parte del romanzo,si traduce quindi in poche,sintetiche parole narrate dalla voce fuori campo (Dario Penne per la versione italiana),mentre simbolicamente il film si chiude,come per la sequenza di apertura,nella luminosa immagine di un bimbo che corre in una campagna dalla bellezza ammaliante.
Splendida e toccante rivisitazione del capolavoro di Goncarov,lucida riflessione su un mondo alle soglie di un'inevitabile decadenza ed "espressione ottocentesca dell'anima russa" (Remo Faccani),"Oblòmov" restituisce al protagonista,proprio per la sua indeguatezza ad un'esistenza vera,il fascino dolente di un dolce ,irresistibile naufragio,
Così ha commentato Nikita Michalkov: "Il mio film è come una musica,dove le immagini debbono precedere di un attimo le variazioni del ritmo,per catturare e mantenere gli impulsi emotivi dello spettatore."

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