Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Dopo trent'anni Salvatore (Perrin) ritorna a Giancaldo, in Sicilia, in occasione dei funerali di Alfredo (un gigantesco Noiret). Diventato un regista di prima grandezza, Salvatore ha tenuto fede alla richiesta del suo mentore Alfredo, una sorta di figura perfettamente adatta a rimpiazzare il padre, mai tornato dalla guerra in Russia: quella di non voltarsi indietro, di non farsi prendere dalla nostalgia, di costruirsi una vita altrove. Il capolavoro che è valso a Tornatore un inaspettato premio Oscar si dipana come un lungo flashback che parte dall'infanzia di Salvatore, detto Totò (Cascio), in una terra poverissima nella quale l'unica attrazione era il cinemino locale gestito dal parroco (Trieste). L'amore per la cabina di proiezione, quella per Alfredo il macchinista, l'incidente capitato a quest'ultimo, il ruolo di proiezionista, l'innamoramento e infine la partenza sono le tappe attraverso cui passa di un racconto. Pur risentendo di una parte centrale che, spalmandosi su una traccia sentimentale, non tiene il passo con un inizio strepitoso e un finale straziante, Nuovo cinema Paradiso è un capolavoro di regia, con quegli accorgimenti ai dettagli e quella capacità certosina di ricostruire le situazioni d'epoca. È un racconto autobiografico non privo di spunti folkloristici, che posa lo sguardo sulle trasformazioni sociali occorse nell'arco di un trentennio, nostalgico, intensissimo, commovente.
Appena uscito nelle sale venne pressoché ignorato. Il taglio di una parte della pellicola fu la strada giusta per fare poi incetta di premi: Golden Globe e Oscar 1990 come miglior film straniero, David di Donatello 1989 ad Ennio Morricone come miglior musicista, gran premio della giuria al 42mo festival di Cannes (1989, ex aequo con Troppo bella per te di Bertrand Blier) e infine premio Pasinetti del sindacato giornalisti cinematografici.
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