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Nozze di sangue

Regia di Goffredo Alessandrini vedi scheda film

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La recensione su Nozze di sangue

di mm40
4 stelle

Una ragazza italiana sposa per procura un conterraneo emigrato in Sudamerica. Non avendolo mai visto, neppure per foto, quando la donna lo raggiunge dall'altra parte del mondo ignora di essere finita a casa di un rivale del marito che si spaccia per lui. Quando scopre l'inganno, per la nuova arrivata è troppo tardi: è già stata a letto col rivale e perciò il marito la ripudia.


Un gran pasticcio in salsa di melodramma, questo Nozze di sangue, firmato da un Goffredo Alessandrini oramai cineasta ufficiale del regime (Luciano Serra pilota, Abuna messias) che si trova però in evidente calo di ispirazione. L'obiettivo di partenza di un lavoro simile non va oltre il mero intrattenimento: fornire un'ora e mezza di emozioni forti (e facili) per distrarre un pubblico che altro non desidera che evadere dalla tremenda realtà è tutto quello che ci si può attendere. In questo senso le attese sono senz'altro ripagate. Ma nel complesso la pellicola risulta un guazzabuglio di disperazione e onore, misoginia spicciola e disgrazie, forse già datato all'epoca della sua uscita; tuttavia al fascismo premeva la restaurazione di valori, abitudini e morali ottocenteschi, per cui l'opera diventa facilmente inquadrabile nel periodo artistico in cui viene realizzata e allo stesso tempo rivela tutte le ragioni della sua inconsistenza e della sua rapida scomparsa dalle scene. Il soggetto è un racconto di Lina Pietravalle da titolo Immacolata (cioè la protagonista), trasformato in sceneggiatura da un poker di firme composto da Alessandrini, Gheardo Gherardi, Maria Stefan e Giuseppe Zucca; tra gli interpreti si segnalano Beatrice Mancini, Fosco Giachetti, Luisa Ferida, Nino Pavese e Umberto Spadaro. Vittorio Cottafavi porta avanti il suo apprendistato come assistente regista; la fotografia è affidata all'impeccabile Aldo Tonti; di Enzo Masetti è la colonna sonora, altamente retorica. La confezione è professionale, il ritmo buono, mentre sui contenuti beceramente machisti-maschilisti – d'altronde a quei tempi erano la prassi – è inutile spendere ulteriori parole. 4/10.

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