Regia di George Cukor vedi scheda film
Un thriller al nerofumo, un film ombroso a cui, inizialmente, l'elemento mélo conferisce una magica luce lunare. Il terrore è impastato nello sfarzo della bellezza più nobile e della ricchezza più preziosa. Il sospetto e l'ambiguità baluginano, fra le pieghe del racconto, come improvvisi e sinistri scintillii di una gemma di colore nero. Poco a poco, la sensazione della malvagità e l'incubo della follia si impadroniscono dell'atmosfera come una nebbia pesante, e l'oppressione ammanta allora la storia come una cappa di velluto scuro. L'angoscia si fa tangibile, però conserva un'elegante e aristocratica compostezza, come in un'opera lirica, in cui il dramma segue le morbide sinuosità del bel canto, spezzate, di tanto in tanto, solo dal penetrante squillo di un acuto. Il lussuoso appartamento di Thornton Street è come la scenografia di un teatro, sontuosa, ma finta, perché simula l'inesistente felicità di una casa; la sua misteriosa soffitta è come il retroscena in cui si celano, tra vecchi costumi e polverosi relitti di arredi, le spoglie fredde e vuote di quella che sul palco ha le vive sembianze di una magnifica illusione. In questo film il pericolo mortale ha la natura invisibile e velenosa del gas illuminante, insidiosa, tacita e silente come una furtiva presenza notturna.
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