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L'altra faccia del diavolo

Regia di William Brent Bell vedi scheda film

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La recensione su L'altra faccia del diavolo

di FilmTv Rivista
6 stelle

Passano i decenni e il cinema fantastico, horror in particolare, resta privilegiato territorio di sperimentazione. Dai trucchi espressionisti all’estetica dei corpi fino al falso found footage, stratagemma narrativo che procede dalla scoperta di materiale video con impressi indicibili orrori, inaugurato nel lontano 1980 da Ruggero Deodato con Cannibal Holocaust e rilanciato da The Blair Witch Project. Il mistero della strega di Blair poco prima degli Anni Zero. Adesso, per essere più sofisticati, il filone del falso documentario realizzato alla bell’e meglio ha un altro nome: POV, ovvero Point of View, la pseudo soggettiva di chi materialmente riprende. Da Paranormal Activity a 388 Arletta Avenue è tutto un susseguirsi di riprese domestiche con i più disparati supporti, dalla videocamera al cellulare. Esiste anche un sottofilone demoniaco del POV, giusto per non farci mancare nulla, che ora ha la sua indiscussa star, L’altra faccia del diavolo, ottimo incasso in Usa, a sorpresa solo per chi conosce poco le dinamiche dell’horror, il genere con lo zoccolo duro più consolidato (esaurito il quale, di solito, il film non è più visto da nessuno). The Devil Inside, questo il titolo originale, racconta del finto documentario dedicato a Isabella Rossi, figlia di Maria Rossi, celebre indemoniata che vent’anni fa uccise tre persone e finì in manicomio criminale, forse ancora con un bel diavoletto dentro di sé. Isabella, con il suo cameraman custode, vola a Roma, in Vaticano, per capire qualcosa di più di esorcismo e possessioni, e qui si fa aiutare in una specie di horror tour per la Capitale da due esorcisti che non disdegnano il ricorso alla scienza, mettendo quindi insieme i riti arcaici di L’esorcista e le diavolerie tecnologiche di Poltergeist. Demoniache presenze. Che dire: i fan troveranno di che gioire, perché l’armamentario di spaventi è piuttosto ampio, ma l’esperimento ha il fiato corto, il POV stanca in fretta e poi, diciamolo, sullo stesso argomento e con trovate sceniche non dissimili, seppure in contesto americano e protestante, si era già speso a sufficienza L’ultimo esorcismo di Daniel Stamm (2010). Comunque, il buon incasso statunitense fa prevedere imitazioni e/o prosecuzioni, una delle quali, The Vatican Tapes, già in cantiere.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 11 del 2012

Autore: Mauro Gervasini

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