Regia di Andrea Bianchi vedi scheda film
L'epopea violenta di un mafioso che arriva in Italia dagli Stati Uniti per compiere una scalata ai vertici di Cosa nostra.
Il film ha inizio con un inaspettato colpo di scena, con un incidente automobilistico e con una sequenza piuttosto macabra, quasi splatter; sarebbe lecito quindi attendersi buone cose - quantomeno ritmo e sensazioni forti - da Quelli che contano, ma purtroppo Andrea Bianchi è un regista di scarso mestiere e parecchio lacunoso per quanto riguarda le scene d'azione, così come lo sceneggiatore della pellicola, Piero Regnoli, è noto per i suoi pasticci e ancor più famigerato per i suoi disastri. La storia volge in poco tempo al gangster movie, ma da due soldi o anche meno; l'unico elemento di qualche interesse per la visione rimane così la presenza del bruto monoespressivo Henry Silva, glorioso caratterista del cinema nostrano di quel periodo, che sullo schermo viene affiancato da Barbara Bouchet, Fausto Tozzi, Vittorio Sanipoli e nomi di minor risalto. Forse suggestionato dalla visione del Padrino di Francis Ford Coppola (1972; e in quello stesso 1974 usciva il secondo capitolo della saga), Bianchi tenta di scimmiottare il successo americano con i miserrimi mezzi - artistici, economici e concreti - a disposizione: il risultato è bruttarello, inevitabilmente. Nella sua escalation verso il trash assoluto, il regista approderà negli anni Ottanta anche alla pornografia; questa era la sua seconda direzione. 2/10.
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