Regia di Jonathan Liebesman vedi scheda film
Dopo aver rifiutato l’Olimpo, il semidio Perseo si è dedicato alla pesca e alla famiglia, diventando presto un genitore single. Conscio della regola base per cui da un grande potere derivano proporzionate sventure, si tiene lontano da incursioni belliche e/o celestiali. Finché non scopre che papà Zeus è stato rapito da Ade e Ares, protagonisti di una congiura che minaccia la sorte dell’umanità tutta. Al fianco del cugino Agenore e di Andromeda s’imbarca in un’altra avventura, ennesima tappa di quel “revisionismo creativo” del peplum che ha casa a Hollywood: la mitologia è prodiga di mostri e gli eroi contemporanei son troppo futuristici per imbrattarsi di sangue e sabbia. Il primo capitolo delle gesta di Perseo nella sabbia ci affondava, affidandosi all’equazione “una Medusa al prezzo di una sceneggiatura”. Questo sequel sfrutta la stessa formula nella variante Ciclopi, ma macina meno sbadigli stemperando la rocciosa monoespressione di Sam Worthington con l’aggiunta di comprimari. In un mondo dove gli dei muoiono per carenza d’affetto e gli uomini vivono l’American Dream scoprendosi migliori delle divinità, ci riporta coi piedi per Terra il figlio illegittimo di Poseidone (Toby Kebbell), cui dobbiamo le note umoristiche (a margine). Andromeda matura l’indole pugnace di Rosamund Pike, perdendo in fascino e credibilità. Non così la discesa stereoscopica al Tartaro, avvincente dedalo a incastri e unico ingranaggio riuscito di un 3D mal sfruttato.
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