Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Di tanto in tanto Ferzan Ozpetek prova strade più autoriali, guardando spesso al passato e senza comunque appesantire troppo il tratto, e “Magnifica presenza” rientra pienamente in questo segmento secondario della sua filmografia.
Pietro (Elio Germano) deve ancora trovare una collocazione nella vita; sogna di fare l’attore, ma intanto si guadagna da vivere come pasticcere e grazie al suo lavoro si emancipa dalla sorella (Paola Minaccioni) prendendo un appartamento in affitto.
La felicità per la nuova strada intrapresa però lascerà presto spazio alla preoccupazione in quanto comincerà a vedere una serie di personaggi che sembrano provenire da un’altra epoca.
E soprattutto è l’unico che riesce a vederli.
Anche se ogni tanto appare un po’ disunito è un film più che altro interessante, realizzato con un certo gusto rappresentativo, uno sguardo rivolto con cuore al passato con un segreto da scoprire (il tragico fatto da cui tutto è nato), l’attenzione per le tematiche da sempre care al regista (il protagonista è omosessuale) e pure qualche incursione di tensione quando arrivano le prime avvisaglie della presenza del titolo (un paio di contraccolpi li ho “accusati” con estrema sorpresa).
Un piatto arricchito dalle dicotomie realtà/finzione e dalla ricerca del protagonista e delle presenze, certo non “cucinato” sempre nella giusta maniera (soprattutto nella parte centrale si registra un pizzico di noia), ma tutt’altro che scarno per quantità di spunti e rivisitazioni.
Forse un po’ troppo ambizioso, ma non certo privo di una sua sincera anima, per il resto l’estetica è nettamente al di sopra degli standard a cui siamo ormai, purtroppo, abituati (segno che “volere” in molti casi sarebbe “potere” per registi di un certo nome almeno), mentre Elio Germano offre il suo contributo dovendo sostenere con costanza la scena rispetto a quanto accade nella maggior parte dei film di Ferzan Ozpetek che invece prediligono maggiormente la coralità.
In conclusione questa “Magnifica presenza” appare come un’opera interessante alla quale manca probabilmente un po’ di solidità ed equilibrio per poter essere definita completamente riuscita.
Comunque intrigante.
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