Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
insomma che dire; andare a vedere un film di ferzan ormai è come andare a cena da amici, magari anche solo per una pizza surgelata ma che da quel senso di sicurezza e rilassatezza che ti fa star bene anche quando il film non è dei migliori. per fortuna già a cominciare dal precedente MINE VAGANTI, ferzan mi ha deliziato con quello che forse, come dice il recensore di film tv, il suo film migliore. per dire, SATURNO CONTRO era un bel film fino alla prima metà, poi qualcosa s'inceppava. invece già col precedente, ferzan sta più attento alla scrittura e quel che ne esce è una buona presenza. e la presenza di ferzan si sente durante tutto il film. dai titoli di testa a quelli di chiusura. la sua idea di cinema coccolata questa volta pervade le quasi due ore di film, aleggiando, comparendo insieme agli interpreti, sussurrando e chiarendo fortemente i suoi intenti di cinema e forse, perchè no, anche di vita. perchè se è vero che elio non sa vivere da gay e vive una storia che è solo sua(una magnifica presenza illusoria e devastatrice)non cogliendo l'occasione di un vicino che sarebbe il sogno di metà italia frocia, compreso il sottoscritto, è anche vero che ferzan attraverso elio, ci ha forse detto che non siamo tutti adatti ad un certo tipo di vita che ci viene dato. e per dio se è vero! e il dramma di fondo di elio(mio, di ferzan?)è che si rischia di rimanere invischiati in uno spazio temporale fatato ma irreale perchè è sicuramente meno doloroso che affrontare una vita alla quale ci si sente inadeguati o inadatti. elio si ritira in una maginifica casa decrepita(il fantasma di qualcosa che fu un tempo)che ricorda molto da vicino la bella casa del bel GIALLO NAPOLETANO corbucciano, e come in un suo bel film precedente(LA FINESTRA DI FRONTE)fa interagire inadeguatezze presenti, con dolorose tragedie del passato. mai sopite, che non trovano requie, se non attraverso un'ammissione di colpa sebbene strappata a decenni di distanza. ferzan mischia presente e passato, finzione e realtà, un'ovattata irrealtà filmico-mentale del protagonista con una delle tante e delle più terribili colpe umane senza o quasi cedimenti accompagnandoci verso il finale, verso un finale, verso il suo finale e dritto negli occhi e nello viso del suo elio che forse magari imparerà a vivere nel suo presente, in quel breve lasso di tempo che la magnifica presenza vitale gli concederà.
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