Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
La "presenza" di Ferzan Ozpetek, dietro la macchina da presa, è sempre stata, per me, una sicurezza. L'ho conosciuto con "Le fate ignoranti", l'ho apprezzato con "La finestra di fronte" e l'ho osannato con "Saturno contro". Con la promessa di recuperare gli altri suoi titoli (dopo quest'ultima visione promessa che manterrò a breve), mi sono precipitata al cinema con il cuore colmo di gioia e ne sono uscita con la gioia che da esso traboccava. Ho letto poco, o niente, della trama e nessuna recensione (cosa che raramente faccio, di solito ne leggo almeno due) per non condizionare il mio giudizio e non mutare il mio stato d'animo facilmente condizionabile, in peggio. Nemmeno stavolta sono rimasta delusa. Ferzan è un regista attento e leale, sia verso lo spettatore sia verso se stesso. Il protagonista omosessuale, la sua dolcezza, il carattere mite, la ricerca della perfezione, lo rendono l'uomo la cui personalità somiglia, non poco, a colui che sta dietro al tutto. Il cast corale, "presenza" onnipresente nei film del regista turco, racchiude la vera essenza ultraterrena che si rivela negli occhi, velati di tristezza, che caratterizzano il nutrito gruppo di attori, eccellenti, che rappresentano il "passato" (tra i quali spicca Beppe Fiorello, Margherita Buy e la bellezza di Vittoria Puccini) in un connubio con il "presente", un Elio Germano nella parte (non troppo) e il "futuro", quel vicino di casa che ha occhi solo per lui (il presente).
Se Elio Germano lo possiamo definire bravo, non possiamo far altro che individuare in Ferzan la vera star che, in poco più di un'ora e mezza, riesce a racchiudere un pezzo di storia e di vita dell'Italia che fu e tutt'ora è.
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