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Come cani arrabbiati

Regia di Mario Imperoli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Come cani arrabbiati

di undying
7 stelle

Suggestivo, potente e ritmato noir italiano vagamente ispirato ai fatti del Circeo (29/30 settembre, 1975), ma soprattutto condizionato, per contenuto "sex & violence", anche dall'Arancia meccanica di Kubrick. Un esemplare unico, per insistenza su elementi exploitation e sexploitation, a tutto danno della dietrologia sociologica e politica.


locandina

Come cani arrabbiati (1976): locandina

 

Roma. Una rapina allo stadio finisce tragicamente per una guardia giurata, uccisa a sangue freddo da tre malviventi. Come conseguenza di questo brutale crimine, la giovane moglie della vittima, incinta di quattro mesi, per disperazione si getta dall'alto di un palazzo. Al commissario Muzzi (Piero Santi) tocca indagare, quando presto i malviventi danno di nuovo un loro triste segnale, stavolta sequestrando e uccidendo barbaramente una ragazza (Gloria Piedimonte) presente in uno studio notarile, durante l'ennesima rapina. Muzzi, sin da subito, sospetta di un giovane della Roma-bene, Tony Ardenghi (Cesare Barro), figlio di un noto industriale, venendo però sconsigliato dai superiori di proseguire nell'indagine, dato il potere politico ed economico del padre di Tony, Enrico Ardenghi (Paolo Carlini). In effetti, assieme a Rico (Luis La Torre) e alla disinvolta Silvia (Annarita Grapputo), Tony procede nelle sue azioni illogiche e sanguinarie, prendendo di mira la peripatetica Lella (Anna Curti), frequentata dal padre. Muzzi, con il supporto della poliziotta Germana (Paola Senatore), decide di tendere una trappola, inserendo la collega nel giro delle prostitute, certo che il trio di assassini potrebbe aggredire un'altra favorita del potente industriale.

 

"La vita è una lotta dura e spietata. Il sentimento non conta e, spesso, è necessario calpestare il cadavere di chi ci precede o ci contrasta. Senza pietà."

(Enrico Ardenghi/Paolo Carlini)

 

scena

Come cani arrabbiati (1976): scena

 

Un drammatico e sconvolgente omicidio, il tremendo delitto del Circeo consumato tra il 29 e il 30 settembre 1975 (vittima Rosaria Lopez), influisce enormemente sulla cinematografia italiana del tempo, dato che molti sceneggiatori iniziano a fare riferimento alle notizie di cronaca, con effetti immediati in pellicole dove, più o meno velatamente, l'argomento viene preso sempre più spesso come spunto. Film tipo I violenti di Roma bene (Sergio Grieco e Massimo Felisatti, 1975), Roma l'altra faccia della violenza (Franco Martinelli, 1976) o I ragazzi della Roma violenta (Renato Savino, 1976) ne sono un valido esempio. A questi però va affiancata anche una modesta produzione, poi scomparsa per lungo tempo dalla circolazione e riproposta, meritoriamente, in anni relativamente recenti (DVD Cinekult) da "Nocturno Cinema": questo adrenalinico, frenetico, estremo ed audace Come cani arrabbiati. Sceneggiato dal prolifico Piero Regnoli e diretto con polso sicuro dal sottovalutato Mario Imperoli, Come cani arrabbiati scavalca ogni intento sociologico o di analisi storico-politica, per affondare invece nell'exploitation più pura. Dopo un inizio molto ben girato, con rapine, delitti e suggestivi inseguimenti automobilistici, il film muta in qualcosa d'altro, una via di mezzo tra Arancia meccanica (i malviventi indossano passamontagna quando praticano il crimine, senza remore, per puro e insano divertimento) e uno dei precedenti erotici diretti da Imperoli (a lui si deve la scoperta di Gloria Guida, diretta per la prima volta nel suggestivo La ragazzina). La componente sessuale, intesa qui in un contesto deviato e piuttosto scioccante, è garantita dalla presenza di tre attrici molto bene in ruolo: Gloria Piedimonte (cui spetta un destino che rimanda al citato delitto del Circeo); Annarita Grapputo (sadica e feroce omicida dal grilletto facile, in ogni senso); Paola Senatore (amante disinibita del commissario). Girato in maniera perfetta, Come cani arrabbiati è reso particolarmente affascinante dalla splendida cinematografia di Romano Albani e dal talento (mai sufficientemente riconosciuto) dello stesso Imperoli, un regista che ha saputo dimostrare, non solo in questa circostanza, di essere in grado di rendere partecipe degli avvenimenti anche la cinepresa, offrendo punti macchina originali e inquadrature più significative dei dialoghi stessi. Unico punto debole del film è un cast di volti secondari, pur se ciascun attore è stato comunque in grado di rendere interessante il personaggio interpretato. Lo stesso Muzzi riesce a farsi seguire proprio per la fredda, e un pò trasognata, caratterizzazione di Piero Santi. Il personaggio del commissario non potrebbe aver avuto lo stesso effetto, puramente evasivo, se messo in scena da Enrico Maria Salerno, Maurizio Merli, George Hilton o Luc Merenda. A proposito di questo "giustiziere" sui generis, a suo modo differente dalla massa di predecessori e successori in quanto meno manesco, per nulla impulsivo o fanatico della pistola, sorprende che ancora oggi, in recensioni di critici autorevoli, sia stato frainteso. Non esprime mai, infatti, alcuna opinione politica, tantomeno è dato per certo che possa essere un simpatizzante di sinistra, men che meno comunista.

 

scena

Come cani arrabbiati (1976): scena

 

Citazioni 

 

"Il traguardo finale nella vita, come nel gioco, è la vittoria. Vedi, tutto il resto non ha senso. Morale, cultura, senso sociale, religione: ottimi espedienti da usare ai danni di coloro che vuoi dominare. Se vinci, sei al di sopra di ogni princìpio; se perdi, invece, quegli stessi princìpi ti fregano."

(Enrico Ardenghi/Paolo Carlini)

 

"Lei sta rompendo le palle ad Ardenghi. Se c'è l'ha con i capitalisti, vada a Piazza San Giovanni, alla festa dell'Unità, ma non trasformi il suo ufficio in una cellula comunista."

(Il superiore di Muzzi pronuncia un discorso, frainteso, che ha dato campo a varie illazioni sulla tendenza politica del commissario, di fatto mai esplicitata)

 

"Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera..."

(Silvia/Annarita Grapputo recita la più celebre, e corta, poesia di Salvatore Quasimodo)

 

scena

Come cani arrabbiati (1976): scena

 

Critica 

 

Gli autori di alcune recensioni, anche quelle più recenti, sembrano trattare con certa superficialità il contenuto, e il senso ultimo, di 'Come cani arrabbiati'. Che è, e resta, principalmente un potente e solido (mai noioso e ben diretto) film d'intrattenimento. In questo, pur riportando opinioni pro e contro, ci sentiamo di condividere pienamente la lucida e pertinente interpretazione di Davide Pulici, critico e co-fondatore della preziosa rivista "Nocturno Cinema", uno dei massimi esperti di cinema italiano in grado di superare i paletti, ancor oggi, purtroppo ben fissati da una serie di valutazioni minate alla base da pregiudizi e orientamenti a sfondo politico che, con il cinema vero, nulla hanno a che fare.

 

"L'elemento forse più interessante, del film Come cani arrabbiati, è proprio questo: il fatto di predare un elemento della realtà con degli intenti che sono dichiaratamente ed esplicitamente exploitation. Non esiste, cioè, alcun tentativo di fare una sorta di sociologia o di critica politica delle cose, ma è la pura essenza del bis italiano di quel periodo che preda - cioè fa un'operazione famelica e in qualche modo arrembante rispetto alla realtà - per trasformare anche gli eventi più truci in spettacolo. Non bisogna stupirsi di questo, perché in fondo lo stesso Carlo Lizzani aveva compiuto un'operazione molto simile con San Babila ore 20: un delitto inutile. Quello che riesce a portare gli spettatori al cinema è proprio la trasformazione, la sublimazione - in qualche modo - in senso exploitativo e anche sexploitation di questi eventi, anche i più tragici. È un gioco molto scoperto nel cinema italiano di allora. In Come cani arrabbiati, questa dimensione della sessualità e dell'erotismo, è assolutamente centrale. Annarita Grapputo, così come Paola Senatore, sono lì fondamentalmente per mostrare le proprie nudità. Nudi frontali insistiti, vagina e seno, quindi con abbondanza di dettagli. Imperoli, che non ha mai cercato di camuffare, occultare, di essere un erotomane (ricordiamo che è a lui che si deve la scoperta di Gloria Guida, nuda, essendo stato il pigmalione dell'attrice), insiste moltissimo su questo aspetto. Il bello di questi film è proprio questo: il fatto che si giochi molto scopertamente su questi elementi. Tutto il resto, il tentativo di muovere una sorta di critica o analisi sociologica di ciò che stava avvenendo in quel momento in Italia, passa assolutamente in secondo piano. Tant'è vero che i momenti che dovrebbero essere deputati alla chiarificazione dei rapporti che legano i tre delinquenti, o in particolare uno di essi - Cesare Barro, con la propria famiglia, che è una famiglia di ricchi, pariolini, ecc. ecc. -, hanno le caratteristiche della caricatura (...) Questi momenti, in qualche modo istituzionali, di correttezza politica diremmo oggi, di presa di coscienza della realtà, sono ridicoli, risibili, scritti in maniera puerile. Quello che invece ci interessa, in un film Come cani arrabbiati, è proprio il resto, la parte più selvaggia, la parte più dionisiaca, la parte meno controllata da questo punto di vista. Alcune scene sono davvero memorabili: vorrei citare, per esempio, una delle primissime sequenze di grande violenza, che ha come protagonista una ragazza - interpretata da Gloria Piedimonte -, che viene presa in ostaggio dai due banditi e viene poi sequestrata e portata in un grattacielo, un palazzo di Roma. La ragazza si sveglia, è legata, ma riesce a uscire dalla stanza in cui l'hanno segregata, vaga in questo appartamento sinché ci rendiamo conto che i suoi sequestratori stanno giocando come il gatto col topo; e con una soluzione finale molto cruda e violenta, soprattutto perché è il personaggio della ragazza (Annarita Grapputo), la donna dei tre psicopatici, o terroristi, a far fuoco e a uccidere la povera vittima. E così, ci sono molti altri momenti all'interno del film caratterizzati da questa violenza bestiale, assolutamente gratuita (...) L'aggettivo gratuito non è da intendere con una valenza moralistico-negativa: gratuito, all'interno di questo film, significa che è qualcosa che funzionava e ancora, tutto sommato, continua a funzionare perché il film ha una potenza e un impatto non indifferente (...) All'epoca i critici bollavano questi film come assolutamente scombinati, senza una particolare insistenza al fatto che pescassero in maniera così diretta dalla realtà contemporanea. Si parla, per esempio, di classe proletaria che si fa giustizia da sola (...) Il finale è un elemento abbastanza comune ad altri film del periodo, penso soprattutto a La Polizia è sconfitta di Domenico Paolella (...) Piero Santi, interpreta un personaggio monocorde, inespressivo, ma tutto sommato funziona nel ruolo di quel commissario che una volta, mi ricordo quando eravamo agli inizi del periodo del collezionismo di questi film, era passato alla storia - soggetto sottinteso, Come cani arrabbiati di Mario Imperoli - per avere come protagonista un commissario comunista, il ché non è: basta vedere il film per rendersi conto che è una sciocchezza. Però, certamente, questo commissario Muzzi è piuttosto stravagante, non è il classico poliziotto spaccattutto alla Maurizio Merli, ma è un personaggio più riflessivo, magari più da film noir che non da poliziottesco all'italiana."

(Davide Pulici) [1]

 

"In Come cani arrabbiati (1976) di Mario Imperoli, definito da un critico 'arancetta meccanica' (L. Pistelli, La Stampa, 13 agosto 1976), a fronteggiare i tre giovanotti assassini è un commissario che si professa comunista e che aborre i metodi violenti: e difatti a fare giustizia alla fine non è la polizia ma un corteo di dimostranti, che lincia il capobranco."

(Roberto Curti) [2]

 

"Mario Imperoli fa il suo unico ingresso nel poliziottesco nel '76 con Come cani arrabbiati; il commissario Muzzi (Paolo Carlini - refuso pubblicato nel testo originale, n.d.r.) indagando sull'omicidio di alcune prostitute scopre che l'assassino è Tony (Jean-Pierre Sabagh), un giovane di famiglia bene. Il ragazzo, accompagnato da due amici, infatti, stupra e uccide le prostitute che hanno avuto rapporti con il padre. Muzzi si metterà sulle loro tracce provocando la morte di due di loro mentre tony verrà linciato da un gruppo di dimostranti. Pellicola dai tratti originali (il commissario è dichiaratamente comunista), Come cani arrabbiati s'inserisce nel filone di ragazzi bene inaugurato da Salerno e Andrei; nel cast compare Paola Senatore, futura porno attrice."

(Federico Patrizi e Emanuele Cotumaccio) [3]

 

"È subito chiaro che si tratta di una produzione minore: i titoli di testa che mostrano una partita di calcio, con canzoncina ignobile a far da colonna sonora, la dicono lunga. Assistiamo poi ad una rapina ai danni della cassa dello stadio in cui si svolge l'avvenimento sportivo, con guardia giurata ammazzata al ralenti in un tripudio di sangue. Breve presentazione del commissario protagonista e via con la seconda rapina, con tanto di inseguimento in auto, in verità ben girato. Tutto sommato, viene da pensare che il film possa avere una sua dignità. Vana illusione: la pellicola, che si inserisce nel filone 'ragazzi violenti della Roma bene', come da consuetudine del sottogenere segue le gesta dei malviventi, tre rampolli di buona famiglia che, appresi gli edificanti insegnamenti dei facoltosi  genitori, si dedicano con passione a rapine, stupri e omicidi brutali senza il benché minimo rimorso. Ma i personaggi sono piatti e il film arranca seguendo la brutta sceneggiatura di Regnoli, così come arranca il ben poco incisivo commissario Muzzi interpretato da Jean-Pierre Sabagh, che decisamente non ha il carisma del protagonista e svolge le sue indagini (?) seguendo una logica piuttosto oscura. In compenso, però, tromba parecchio: ci sono più tette e culi al vento che pistole fumanti qui... Quando si sentono le note de 'La canzone di Marinella' di Fabrizio De André far da sottofondo a una squallida scena in cui i nostri giovani violenti ammazzano una 'vecchia checca', lo spettatore si riprende dall'assuefazione allo squallore e diventa stridente il contrasto tra ciò che è 'bello' (il pezzo di De Andrè) e il triste spettacolo messo in scena da Imperoli. Volutamente? Lasciateci dubitare... D'altronde stiamo parlando di un regista che, se ha indubbiamente il merito di aver fatto esordire la divina Gloria Guida (La ragazzina, 1974), ha soprattutto il torto di averci propinato quella boiata di Canne mozze, un temibile mafia-movie. Chiusura agghiacciante con il leader dei giovani delinquenti, sopravvissuto alle sparatorie conclusive, che finisce in un corteo di dimostranti ritratti come bestie assatanate che lo ammazzano di botte solo per aver provato a forzare il loro blocco. Fermo-immagine finale sul volto insanguinato del ragazzo e frase in sovrimpressione: 'Quando muore un assassino non è tempo di lacrime'. Da non confondere con Cani arrabbiati (aka Semaforo rosso) di Mario Bava, pellicola di ben altra caratura."

(Daniele Magni e Silvio Giobbio) [4]

 

scena

Come cani arrabbiati (1976): scena

 

Visto censura [5]

 

"La Commissione, visionato il film, esprime parere favorevole alla concessione del nulla osta di proiezione in pubblico con il divieto ai minori degli anni 18, considerando che il film, per la grande violenza di molte sequenze e per l'intenso erotismo di altre, si pone come opera che, senza assumere carattere di oscenità, presenta connotati di violenza tali da turbare la sensibilità dei predetti minori."

 

Con queste parole, messe a verbale, la Commissione di revisione cinematografica concede al film il nulla osta n. 68776, in data 22/07/1976. I metri di pellicola, accertati in quella occasione, sono pari a 2668 (98'20"). Pertanto il DVD "Cinekult" propone il film in versione integrale, considerato lo scarto di 5 minuti dovuto al differente sistema di fruizione audiovisivo (da pellicola a PAL).

 

 

NOTE

 

[1] "Il tempo delle belve", documentario contenuto tra gli extra del dvd Cinekult.

 

[2] "Italia odia - Il cinema poliziesco italiano", pag. 232 (Edizioni Lindau).

 

[3] "Italia calibro 9", pag. 178 (Profondo rosso edizioni).

 

[4] "Ancora più... cinici, infami e violenti", pag. 88 (Bloodbuster edizioni).

 

[5] Dal sito "Italia Taglia".

 

scena

Come cani arrabbiati (1976): scena

 

"Cosa porterei dal mondo del calcio a quello della politica? Comincerei col portare le regole, noi in campo le abbiamo e le dobbiamo rispettare. E poi bisognerebbe trovare persone che non dicono 'vorrei ma non posso', ma che invece dicono 'io voglio e lo faccio'."

(Zdenek Zeman)

 

La canzone di Marinella (Fabrizio De André)

 

F.P. 11/07/2022 - Versione visionata in lingua italiana - DVD Cinekult (durata: 93'26")

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