Regia di Massimo Andrei vedi scheda film
C’è molto dell’anima popolare capitolina, da Nando Mericoni in giù, nel Benur di Massimo Andrei, già vincitore della Settimana della Critica a Venezia 2005 per l’opera prima Mater Natura. Film romano, romanesco e romanista, storia molto movimentata, anche se arriva da una pièce teatrale. Racconta la vita agra di Sergio, ex stuntman di Cinecittà che quando passa sulla via Tuscolana si fa il segno della croce. Sono tempi bastardi per chi vive a Tor Sapienza, ma sogna il SUV e ha un figlio da mantenere, Paulo Roberto (pensando a Falcão). Tocca riciclarsi come centurione per posare coi turisti di fronte al Colosseo. Un giorno, Sergio finisce a condividere pane e miseria con un immigrato clandestino bielorusso, Milan. «Cominciamo male, perché se c’è una squadra che proprio nun sopporto...». Le cose però prendono una piega imprevista, perché l’intraprendente extracomunitario, tenero e ingenuo come da copione, è più pratico di lui nell’arte di arrangiarsi e sa sempre come cavarsela. «Che scuole avrà fatto? I comunisti pe ‘ste cose bisogna lasciarli stare». Diluvio di caratteristi e battute, qualcuna un po’ scaduta, come la sorella di Sergio che sbarca il lunario sospirando alla hot line mentre piega i calzini. Scorciatoie comiche di improbabili inseguimenti sulla biga e finale addolcito, che comunque non tradisce la prova da mattatori di Nicola Pistoia e Paolo Triestino, né lo spirito popolare di un probabile cult. Almeno dentro il Grande raccordo anulare.
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