Regia di Massimo Andrei vedi scheda film
Guerra tra poveri a Corviale, borgata tra le più degradate della capitale. Sergio (Pistoia) è un ex stuntman che dopo un incidente sul lavoro si vede costretto a ripiegare sul ruolo di centurione che, all'ombra del Colosseo, si mette in posa per i turisti. Sennonché, per terminare un occasionale lavoro da imbianchino - che gli dovrebbe consentire di pagare la pigione nella casa dove vive insieme alla sorella (De Vito) - gli si presenta la possibilità di passare momentaneamente quella sua specie di impiego a Milan (Triestino), un ingegnere bielorusso inventivo e simpatico arrivato a Roma clandestinamente e disposto a qualsiasi cosa. Il rapporto tra i due, ai limiti della schiavitù, si trasformerà col tempo in una proficua amicizia.
La commedia che intristisce è il massimo del paradosso per chi voglia cimentarsi nel genere trainante del cinema italiano. Massimo Andrei, qui alla sua opera seconda, centra pienamente l'obiettivo con un film di origine teatrale (Ben Hur: una storia di ordinaria periferia di Gianni Clementi) che è un'antologia di cliché, situazioni scontate, trovate viste e straviste (la sorella che rammenda mentre lavora col telefono per una hot line…). Cinema da gabinetto (non a caso, l'ultima parola del film), dunque, sull'arte di arrangiarsi, che delle tre comiche disperazioni del sottotitolo mantiene soltanto il sostantivo, senza lasciare traccia dell'aggettivo e che al massimo può aspirare al titolo di scult entro il Grande Raccordo Anulare.
Nella gara tra improbabili mattatori, Triestino (caratterista visto soprattutto nel cinema di Verdone e dei Vanzina) sovrasta Pistoia (molto teatro, poco cinema: da Piccoli equivoci a Uomini sull'orlo di una crisi di nervi): tanto ricco di sfumature il primo, quanto monocorde nella sua perpetua volgarità urlata il secondo.
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