Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Insieme a "Padre padrone", probabilmente il miglior film dei fratelli Taviani e una delle più significative pellicole italiane che raccontano la Seconda Guerra Mondiale, degna del "Paisà" di Roberto Rossellini. La carriera dei Taviani in seguito ha riservato parecchie delusioni, ma qui la loro ispirazione era ancora sincera e limpida. Nel raccontare la fuga nelle campagne degli abitanti di San Miniato, in Toscana, per sfuggire alle atrocità dei fascisti, scelgono una narrazione di stampo epico-popolare che si rivela singolarmente adeguata alla materia narrata, in cui non stona l'ottica fiabesca e sognante della bambina che assiste agli eventi, e poi li rievoca molti anni dopo davanti al figlioletto ancora in fasce. Anche qui abbiamo a che fare con i ricordi personali dei due registi, naturalmente, ma la scelta di una bambina come loro "alter ego" mi sembra sia stata efficace, in quanto garantisce un certo distacco dalla materia ed evita un coinvolgimento personale troppo scoperto. Si tratta di un film corale con molti personaggi, strutturato in maniera episodica come lo stesso "Paisà": alcuni si sono lamentati che certi personaggi minori sono soltanto abbozzati e che la struttura polifonica risulta dispersiva, ma a mio parere questi difetti restano ininfluenti, in quanto il nocciolo del dramma emerge in immagini di forte pregnanza espressiva. Fra le varie sequenze, memorabile la battaglia nei campi di grano fra contadini e fascisti che conferisce un adeguato risalto figurativo alle campagne toscane, con l'immagine onirica, divenuta famosa, del corpo di un fascista trafitto dalle lance di alcuni contadini che la bambina sogna come dei soldati romani (immagine che, a dire il vero, non è tra le mie preferite, in quanto mi sembra un pò troppo "Grand-guignol"). L'ampio cast è diretto con attenzione e scrupolo degni del Neorealismo: fra i tanti volti, spiccano soprattutto Omero Antonutti, la spagnola Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti e Paolo Hendel, ma anche gli attori non professionisti risultano spontanei e abbastanza credibili. Una menzione d'onore anche alla coinvolgente colonna sonora di Nicola Piovani, che coi Taviani avrebbe prodotto ottimi risultati anche nel successivo "Kaos". Un film che merita di essere riconsiderato, anche perchè all'estero non ha avuto forse tutta la fortuna che meritava: nell'ambito della produzione italiana degli anni Ottanta, resta una pellicola di notevole spicco.
voto 9/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta