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Royal Affair

Regia di Nikolaj Arcel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Royal Affair

di laulilla
7 stelle

Uscito in Italia nel 2013, questo film storico ottenne una pioggia di nomination e, infine, Oscar, Golden Globes, Critics Choice Award, César. Ammirevole il cast; belli e privi di sfarzo i costumi; ottima la fotografia di Rasmus Videbæk.

 

Questo film in costume, che ricostruisce attendibilmente l’epoca (seconda metà del ‘700) del regno di Christian VII di Danimarca e di Norvegia  (Mikkel Følsgaard)i racconta ll carattere singolare di un’esperienza di governo per la stravaganza dell’uomo che ne fu il più importante protagonista: il medico di corte Joan Friedrich Struensee (Mads Mikkelsen)

Christian, infatti, era un giovane mentalmente disturbato, probabilmente per congenite tare, ma anche per effetto dell’educazione ricevuta, che ne aveva aumentato le insicurezze e le paure.

Insediatosi per legittima successione ereditaria sul trono danese nel 1766, egli aveva sposato in quello stesso anno la quindicenne sorella del re Giorgio III d’Inghilterra, Caroline (Alicia Vikander).

 

Un matrimonio poco felice, soprattutto per lei, principessa di Galles, sacrificata dal padre che, pur pienamente cosciente delle sue future difficoltà, aveva deciso di anteporre le convenienze della dinastia alla serenità della giovinetta, come era usuale, d’altra parte, presso tutte le case regnanti europee.

All’interno della corte paterna, però, Caroline aveva respirato l’aria “liberale, che le aveva permesso entrare in contatto con i libri degli scrittori illuministi, che altrove erano stati banditi *.

 

L’arrivo del nuovo medico di corte, il tedesco Joan Friedrich Struensee, che di quella cultura era un convinto seguace, ebbe due effetti immediati: la fiducia che gli accordò incondizionatamente Christian, che si sentì pienamente accettato e anche stimato, nonostante le sue stravaganze, nonché l’introduzione nella corte danese di un ambizioso progetto politico che avrebbe potuto essere realizzato dal sovrano stesso, di cui il medico divenne il principale consigliere.
Il regno di Danimarca subì profonde trasformazioni: la monarchia assoluta assumeva a poco a poco i caratteri del dispotismo illuminato; vennero introdotte costose riforme che non intaccando, però, i rapporti di proprietà nelle campagne, lasciarono alla feudalità dei nobili e del clero posizioni di potere e di rendita, e non procurarono alla causa delle riforme il favore dei contadini, la maggioranza della popolazione, che dalla riforma agraria avrebbero invece potuto ottenere vantaggi.

In queste condizioni non fu difficile ai feudatari utilizzare il malcontento delle campagne contro il medico, accusato di essere miscredente, bestemmiatore e traditore del re, per interesse personale, essendo diventato l’amante della regina.

 

Questo ci racconta il film, che pare una lettura “pre – giacobina” del periodo storico in questione, poiché la rivolta dei contadini, armati di superstizione e di forconi, evoca analoghe successive ribellioni, da quella vandeana a quella sanfedista del 1799**, nel regno di Napoli.

 

Il film dà un peso un po’eccessivo alla love story lacrimevole fra il fascinoso medico e Cristina, ma nel complesso è un’interessante analisi di quell’epoca ed è ben interpretato da tutti gli attori, in particolare, ovviamente da Mads Mikkelsen, ottimo dottor Struensee.

 

 

 

 

*Nel 1689, – a seguito della Gloriosa Rivoluzione – il sovrano Guglielmo III aveva firmato il Bill of Rights, che  stabilendo i limiti del potere regale, lo sottoponeva al controllo del parlamento e riconosceva libertà di circolazione alle merci e alle idee

 

**Trattato in versione cinematografica dalla brava Antonietta de Lillo:Il resto di niente



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