Regia di Pupi Avati vedi scheda film
E' un piacevole documentario-excursus, composto da interviste nel presente e spezzoni televisivi del passato, condito con un po' di belli scorci di Trieste. E' lontanissimo - per fortuna - dallo stile del documentario moderno, quello col montaggio frenetico, l'operatore con la tremarella alle mani, e la musica frastornante. Pupi Avati intervista Lelio Luttazzi sia sulla sua vita privata che quella artistica, e soprattutto su quest'ultima. Nelle domande è ben visibile l'ammirazione del regista bolognese per l'artista triestino e il suo talento musicale. Avati mette volte l'accento su di esso proprio perché uno dei suoi crucci, per sua stessa ammissione, e il non essere riuscito da giovane a sfondare nella musica. In un'altra intervista, confessa la sua amarezza per la mancata carriera musicale, che avrebbe preferito a quella del cinema. Davanti al molto talentuoso Luttazzi, tuttavia, non mostra neppure un pelo di invidia, ma solo appunto una sincera e innocente ammirazione. Rilevo anche come le domande di Pupi Avati e i suoi commenti alle risposte di Luttazzi siano sempre puntuali, sobrie, e facciano sempre centro sugli argomenti, le situazioni, i personaggi. Un po' come i suoi film.
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