Regia di Alberto Cavallone vedi scheda film
E’ questo l’esordio di Alberto Cavallone dietro la macchina da presa, con una sua sceneggiatura e montaggio curato personalmente dallo stesso; l’ombra del basso budget, oltre che nel sovrapporsi dei ruoli tecnici, si percepisce e si staglia su tutta le pellicola: molte le scene all’aperto (suggestive, ma altrettanto economiche in quanto a scenografie), tre soli personaggi al centro della storia (e nessun nome di minimo rilievo fra gli interpreti, con le conseguenze immaginabili sul livello della recitazione), gran parte della storia ruota principalmente attorno ai dialoghi e l’azione passa spesso in secondo piano. Erotismo: poco e blando, niente che lasci sospettare le future realizzazioni pornografiche (Il nano erotico, Pat una donna particolare) o estremamente spinte (Afrika) del regista; psicologia: parecchia, ma utilizzata in maniera davvero elementare, sempliciotta: il triangolo lei-lui-lei nel quale lui è l’elemento di troppo è costruito sapientemente, ma la situazione deraglia molto presto nel qualunquismo, presentando un maschio macho e privo di autocritica che sembra uscito dal bar Sport un qualsiasi lunedì mattina (traducendo il giro di parole: insomma, un personaggio di una piattezza sconfortante). Nella scena finale c’è però un tocco surreale che già ci dà l’idea del regista con cui abbiamo a che fare: una mise en abyme autoreferenziale che significa anche discreta autoironia da parte dell’autore. 3,5/10.
Marocco. Fra due ragazze, amanti e colleghe di lavoro (una fotografa e la sua modella), si inserisce un uomo convinto di potersene portare a letto almeno una.
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