Regia di Stelvio Massi vedi scheda film
Questo film e il coevo Guapparia, sempre diretto da Massi, formano un’accoppiata dimenticabile persino per i fan del buon Merola, personaggio, cantante, attore (e questa era sicuramente la cosa che peggio gli veniva fra tutte) che mai è riuscito a elevarsi sopra un certo standard ‘casalingo’ nelle sue pur numerose prove cinematografiche. Questi due titoli sono un binomio della fase decadente, l’ultima cronologicamente parlando, dello Zappatore nazionale; se in Torna ci sono meno esibizioni canore – quattro in tutto – del solito, comunque il dato non conforta granchè: perché il giusto pubblico per una simile pellicola è quello dei fans sfegatati del protagonista ed è un peccato lasciarli in tal modo a bocca parzialmente asciutta. La storia – sceneggiatura di Gino Capone – è semplicemente ridicola, con un piede ben sprofondato nel trash strapaesano partenopeo, e neppure la presenza di attori veri quali Agostina Belli o Nino Vingelli (in un ruolino) può risollevare le becere sorti del prodotto. Anche il regista Stelvio Massi all’epoca se la passava maluccio: il calo di popolarità e di lavoro colpì anche lui e si ritrovò, orfano delle opportunità del filone poliziottesco, a doversi inventare qualcosa per sopravvivere. Purtroppo per lui e per Merola le idee alla base di Torna e di Guapparia (perfino peggiore, perché esasperato nei toni rispetto a questo fotoromanzetto scialbo) sono stantie e le messe in scena di una povertà tecnica impressionanti. 2/10.
Salvatore, vedovo inconsolabile di mezza età, conosce Angela, reduce da una relazione fallimentare con uno spacciatore che le ha lasciato una figlia di sei anni. Quando Angela ha una sbandata per il suo ex, sarà l'amore per Salvatore e per la bambina a scongiurare il peggio.
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