Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Un venditore porta a porta non riesce a chiudere un contratto. Prossimo al licenziamento, trova in un biscotto della fortuna, al ristorante cinese, un invito a insistere: da quel giorno per lui gli affari prosperano, suscitando l'invidia di un collega arrivista.
Prima dell'esordio 'ufficiale' con Pi greco (1998), Darren Aronofsky licenziò un poker di titoli in cortometraggio per la scuola di cinema che stava frequentando (l'American film institute); Fortune cookie è fra questi e vede il regista, appena 22enne, impegnato nella trasposizione di un racconto di Hubert Selby Jr.: dettaglio non ininfluente, poichè dallo stesso autore trarrà, qualche anno più tardi, uno dei suoi maggiori successi e cioè Requiem for a dream. Realizzazione minimale, pochissimi personaggi in scena e una trama esile esile, Fortune cookie è un valido esercizio di stile che non lascia intravedere più di tanto le potenzialità di Aronofsky al di là dell'interesse verso tematiche ben precise (il caso, certamente, ma anche la fiducia in sè stessi e una certa ironia verso lo spirito di conquista e miglioramento, alla base del sogno americano). Attori privi di curriculum chiamati a un continuo (talvolta fastidioso) overacting; l'unico segnalabile - alla luce della sua futura carriera - è Stanley Herman, debuttante anch'egli e in seguito più volte richiamato dal regista nelle sue opere. 4/10.
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