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Fortune Cookie

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Fortune Cookie

di OGM
8 stelle

Sarcastico, provocatorio, a tratti sfacciatamente scurrile, a tratti sottilmente perfido. Un mediometraggio scritto e diretto da un Darren Aronofsky ventiduenne, studente presso l’American Film Institute di Los Angeles. Un’opera sospesa tra il goliardico e il grottesco, ispirata ad un romanzo di quel Hubert Selby jr. da cui, una decina d’anni dopo, lo stesso Aronofsky trarrà il soggetto per Requiem for a Dream. Il tema è centrale è, in entrambe le storie, l’ossessione che nasce dal senso di inadeguatezza e finisce per creare una dipendenza sfociante in un’atroce disillusione. I toni, in questo Fortune Cookie, non sono ancora quelli tragici dei suoi film successivi, e la droga non è ancora quella che concretamente strazia la carne e obnubila la mente. Al posto degli stupefacenti e della sete di sangue c’è un innocente biscotto della fortuna, ma il contesto in cui questo opera il proprio malefico sortilegio è comunque popolato di un’umanità affetta da perversioni e cinismi, quasi sempre legati ad una corporeità di carattere primitivo. L’anima politicamente scorretta di questo film è fatta di turpiloquio e cattivi odori, di riferimenti osceni e subdoli inganni, ma è interpretata con un fare semiserio, che esorcizza le miserie umane stemperando il disprezzo nella commiserazione. La comicità è quella indotta dalle iperboli e dai paradossi, che evidenziano l’amarezza del vivere staccandola però dalla realtà: i personaggi sembrano tratti da uno sketch televisivo, in cui tutto appare finto ed esagerato, e quindi è lecito farsi una risata anche davanti alle situazioni più tristi o scandalose. Il protagonista, il goffo rappresentante di commercio Harold Broadneck, impersona la propria proverbiale sfortuna (o incapacità?) con  un’eleganza di stampo britannico: è un Fantozzi in giacca,  cravatta e valigetta, verso il quale la iella opera una persecuzione silenziosa e raffinata, lontana dai grassi clamori della commedia all’italiana. Harold non è la vittima di ripetute gag dall’effetto rovinoso, ma è semplicemente il tipo inesistente, a cui la sorte ha voltato le spalle, lasciandolo irrimediabilmente a mani vuote. Ogni suo tentativo è destinato a naufragare: da tre mesi non riesce a vendere nemmeno un prodotto,  tanto che sta rischiando il posto di lavoro.  A renderlo lo zimbello della vita  e del suo collega Jack è il nulla che circonda la sua figura di omino indifeso: un nulla raffigurato dalla desolazione della periferia industriale che Harold attraversa ogni giorno, per raggiungere il quartiere residenziale in cui, inutilmente, va di casa in casa  per offrire i suoi articoli. È un nulla ripetitivo come i suoi fallimenti, come il ritmo con cui, davanti a una recinzione imbrattata di graffiti, l’uomo dei volantini agita le mani per attirare l’attenzione. Le sue giornate sono scandite dal rumore delle porte sbattute in faccia, dai passi sul selciato che segnano l’intervallo tra un’umiliazione e l’altra. E lo scenario e la colonna sonora restano sempre uguali, anche nel momento in cui, improvvisamente, la sua vita conosce una radicale svolta. Mutevole è l’umore del destino, ma invariabile è la mediocrità di fondo della condizione umana, che resta miserevole nei fatti e nella sostanza morale. Crudeltà e lusinga si inseguono in questo siparietto, il cui significato è beffardamente affidato ai messaggi contenuti nei biscotti della fortuna: le cose un giorno vanno bene, quello successivo vanno male, e sono comunque tutte destinate a finire. L’esperienza diretta, da parte sua, insegna che gli altri sono sempre e comunque pronti a fregarti. È spietata, eppure in qualche modo graziosa, la maniera in cui questo film, nel suo piccolo, boccia l’umanità e uccide la speranza. Il suo pessimismo è rozzo nei modi, ma nobile nel contenuto: un contenuto che invita alla rassegnazione agitando, saggiamente, lo spauracchio di un mondo volgare e violento, contro cui, purtroppo, non c’è proprio nulla da fare.    

Su Cinerepublic il video completo, sottotitolato in italiano:
http://cinerepublic.film.tv.it/quando-non-erano-famosi-32-darren-aronofsky/7093/

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