Regia di John Cassavetes vedi scheda film
Intrigante rivisitazione del genere noir del regista John Cassavetes, dove una tosta dark lady indurita dalla vita scopre un inatteso istinto protettivo e materno. Il film si fa perdonare qualche inverosimiglianza toccando le corde dell’anima attraverso un livello artistico eccelso nella regia, nelle musiche e nell'interpretazione di Gena Rowlands.
La famiglia portoricana di un contabile della malavita del Bronx che ha « cantato » fa appena in tempo ad affidare il figlio Phil ad una tosta vicina di casa dal passato burrascoso, Gloria (Gena Rowlands), prima di venire spazzati via dalla vendetta mafiosa. In possesso del quaderno delle compromettenti annotazioni del padre, il ragazzino e Gloria si danno ad una rocambolesca fuga per sfuggire alla caccia della gang.
Fin dai pregevoli titoli di testa ci accorgiamo che non stiamo per vedere una pellicola banale o convenzionale. Il film, premiato col Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1980, è un’intrigante rivisitazione del genere noir da parte del regista John Cassavetes, che vi imprime il suo marchio posizionando la macchina da presa con scelte mai banali, attraverso una composizione studiatissima delle inquadrature: i frame nel frame, l’uso dei riflessi negli specchi, la personalissima scelta di campi lunghi, piani intermedi in cui mostra la connessione tra i due protagonisti e primi piani ravvicinati per far esplodere le emozioni (devastanti alcuni di quelli della Rowlands), inserendo anche diverse riprese ad altezza di bambino per mostrare il punto di vista di Phil.
Grosso merito va anche alle superbe musiche di Bill Conti, essenziali per suscitare tensione ed emozione di pari passo con l’immagine.
Magistrale è l'interpretazione di Gena Rowlands, moglie del regista, che dà corpo ad una figura femminile che ha lasciato il segno, rivisitazione dell’archetipo della “dark-lady” del noir. Una donna affascinante, ma ormai non più giovane, ex compagna di un gangster, indurita da una vita non facile che l’ha resa una combattente, ma che l’ha pure portata ad isolarsi per sopravvivere ad un mondo in cui non ci si può fidare di nessuno. La sua esperienza la rende tenace e risoluta di fronte al pericolo, ma l’incontro casuale con la vulnerabilità di Phil fa emergere anche un inatteso istinto protettivo e materno.
Il ragazzino Phil (John Adames), con la sua coloratissima camicia ed i suoi toni da piccolo macho latino ("Io sono l'uomo !" ), suscita tenerezza e simpatia per la incommensurabile tragedia che lo ha travolto, soprattutto quando i primi piani si soffermano sui suoi occhi espressivi o quando si aggrappa a Gloria in slanci teneri e disperati.
Voglio citare anche Julie Carmen che, nel breve ruolo iniziale della madre di Phil, regala una prova intensa e vibrante.
La sceneggiatura, molto ben scritta per quanto riguarda la costruzione ed evoluzione dell’inconsueta ed imprevedibile relazione della “strana coppia” di protagonisti, pecca certamente per qualche inverosimiglianza per quanto concerne la parte più essenzialmente crime: risulta un po’ difficile da credere che Gloria da sola possa tenere testa ad un’intera banda di mafiosi armati e farla sempre franca. Ma è un difetto che si perdona volentieri ad un film costruito sulle psicologie dei personaggi più che sulla trama, che sa toccare le corde dell’anima attraverso un livello artistico eccelso nella regia, nelle musiche e nell'interpretazione della sua protagonista.
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