Regia di John Cassavetes vedi scheda film
Una donna e un bambino, che più lontani non potrebbero essere,ai quali il Caso gioca uno scherzo crudele,ma decisivo: Gloria è un'ex- entraineuse, ex-pupa di gangster, completamente avulsa da un senso materno, una dura, che capita nell'appartamento di una famiglia di vicini di casa che gli affida il figlio più piccolo,perchè sanno di essere in trappola. Il capofamiglia è un contabile mafioso da due lire,che ha sgarrato ,e infatti tutta la famiglia,meno il ragazzino,viene passata per le armi:comincia la fuga della donna e del bambino, forti di un istinto di sopravvivenza e di una pistola,che la signora al momento giusto saprà usare con perizia. Fu il film che fece esplodere,tardivamente, molto dell'interesse riscosso da John Cassavetes come regista,nonostante da anni, tra i cinefili, fosse un cineasta molto considerato:a ruota venne tirato fuori "Mariti",che aveva già dieci anni,e la cinematografia del regista e attore,che era anche il marito di Gena Rowlands, divenne di culto. Un noir un pò particolare,che è anche una favola d'amore che sboccia nonostante tutte le premesse in gioco,e alla quale si può perdonare qualche improbabilità come dei sicari mafiosi un pò troppo imbranati,e certi snodi di sceneggiatura non proprio impeccabili, come la fuga dal retro del ristorante. L'interpretazione della Rowlands, che sfodera una bellezza appesantita,non hollywoodiana,ma ,e guardatela nella sequenza in strada in cui punta la pistola,con i capelli scarmigliati,ha la fierezza stordente di una predatrice che difende la prole,è di quelle che segnano una carriera: non stupisce che Sharon Stone abbia provato ad emularla,nel remake di Sidney Lumet,ma era abbastanza facile che non riuscisse a ripetere una prova così maiuscola,che avvince e commuove. Bello,di un fascino tutto proprio, e dotato di un ritmo considerevole, che,sulle musiche di Bill Conti, tra un lamento di sax e un pizzicare di corde di chitarra, avvolge e coinvolge lo spettatore,verso un finale che più melò non si poteva, ma meritatamente consolatorio.
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