Regia di Jaffe Zinn vedi scheda film
Frammenti di inquietudine che si insinuano nel quotidiano. Ed un mondo più "quotidiano" di così, Jaffe Zinn, non potrebbe dipingerlo: un piccolo paese dove lo sceriffo ed il suo vice girano parlando di caccia e raccontano aneddoti(almeno lo sceriffo), fermando macchine solitarie che superano i limiti di velocità o qualche carro che perde balle di fieno(ma in realtà quello non lo fermano per ragioni che non vi dirò); una donna che fa le sue commissioni, inconsapevole di dove si trovi sua figlia; due ragazzini vestiti da indiano e supereroe che giocano in campi deserti del tutto incustoditi e fanno un brutto ritrovamento; un supermercato dove si incontrano per brevi istanti alcuni dei personaggi principali; case che espongono buchi sotto le porte e muffe alle pareti. In tutto questo, il passatempo preferito dai ragazzi locali è respirare velocemente piegati in due, per poi farsi soffocare da un amico, a turno...e cascare per terra senza ossigeno per un attimo....proprio come i poveri pesci trovati da un altro dei personaggi principali, morti a causa della mancanza d'acqua(e di ossigeno) creata dalla deviazione di un fiume...
La camera, poi, indugia sul giovane protagonista T.J., mostrandocelo nudo e distrutto dopo una notte passata chissà dove...si lava, esita al tavolo sgombro, si veste...e percorre le strade del paesino sullo skateboard come un peso morto, con le spalle flosce, come un corpo abbattuto portato avanti per inerzia...anche lui vittima di un lento processo di "soffocamento".
Il film di Zinn sembra girare attorno a questo: il senso di oppressione che lentamente si richiude attorno ai suoi personaggi, li schiaccia, toglie loro l'ossigeno...ed infine li atterra(ciò che succede al pesce nel finale non è casuale), ma non lo fa esponendo lo spettatore ad un dramma evidente ed dichiarato con crudezza , non gioca sulla carta della sensazione diretta. Lo insinua proprio nelle piccole cose, ce lo racconta, ed in modo coerente e semplice, ma senza metterlo in mostra come è solita fare la cinematografia di genere americana. Persino quando ci mette di fronte ai flashback di T.J. lo fa attraverso il suono...con respiri accelerati interrotti bruscamente dai rumori comuni: mosche che ronzano, una mucca, un gatto, un colpo alla porta. Il senso finale, davanti a questa oppressione costante ed inesorabile, diventa forse una scelta intima dello spettatore: potrebbe essere che quando ti trovi a soffocare in un mondo privo di scopi, questa tua sensazione ingoi anche tutti quelli che sono con te? Può essere, come dice T.J., che a volte ognuno di noi fa qualcosa che sa che non dovrebbe fare, ma che comunque compie perchè come scisso da tale coscienza, e trascinato in una trappola inevitabile? Le domande poste dal film, e dai suoi personaggi, sono tante. Piccole gocce d'inquietudine in un mondo che scorre avanti lento, senza mostrarci la crudezza che nasconde, od il suo tremito, se non a tratti. Una "banalità del male" che non ti aspetti, e che ti coglie in un giorno qualunque, in una ronda come tante, durante un gioco andato male...od in mezzo ad un gioco di bambini.
Ottimo il cast, con un piccolo ruolo anche per Gray.Gubler(di Criminal Minds), ed un sempre bravo Scott Glenn.
Rimane come al solito inspiegabile come Kyle Gallner, qui eccezionale anche in un ruolo silenzioso fatto di gesti e sguardi, sia ancora relegato in film introvabili o personaggi minori(e spesso disturbati). Sperando che il futuro apra gli occhi a qualche regista, è comunque già ottimo che abbia un ruolo da protagonista in un film di discreto livello.
Opera insolita, silenziosa ed insinuante.
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