Regia di Pål Sletaune vedi scheda film
In Norvegia, patria del Welfare, all’assistenza sociale si rivolge Anna (Noomi Rapace), vittima in passato di brutte storie di violenza domestica che purtroppo hanno segnato anche il figlioletto Anders. Trasferita in località segreta lontana dal brutale compagno, ora la mamma non riesce più a dormire se non è costantemente in contatto con il bambino, tramite i cosiddetti “babycall”, quegli apparecchietti ricetrasmittenti che si mettono nelle camerette per sentire se è agitato il sonno dei figli. Una notte Anna viene sconvolta dalle grida del bambino, anzi no, non è il suo; l’interferenza riapre una ferita aperta e fa sprofondare la donna in un nuovo incubo, perché l’orrore vive proprio sull’uscio di casa... Il regista norvegese Pål Sletaune si era già fatto notare con il notevole thriller Naboer (2005, inedito in Italia), che mischiava il soprannaturale a orrori più domestici. In Babycall gli aspetti fantastici, pur presenti, sono relativizzati in favore di un più radicale e realistico malessere visivo, specchio di una società solo all’apparenza perfetta e invece, a quanto pare, generatrice di mostri. Ma il film è anche una ricognizione nell’anima martoriata di una donna e madre che, dopo le violenze e gli shock subiti, vede mutare la sua percezione delle cose amplificando la propria angoscia fino a non distinguere più il pericolo concreto da quello allucinatorio. E questo aspetto è purtroppo un po’ confuso, fino a smorzare la suspense che una minaccia più “fisica” avrebbe decisamente favorito. La lavorazione di Babycall è terminata alla fine di luglio 2011 nella periferia di Oslo, a pochi giorni di distanza dalla strage compiuta dal nazista Breivik nel centro cittadino e sull’isoletta di Utoya. In controluce, nel film, filtrano le discrepanze che fanno persino temere la levigata organizzazione sociale del modello scandinavo, norvegese in particolare, dove la violenza sembra comunque una eventualità lontana, salvo scoprirla negli ambienti apparentemente più sicuri, come quello familiare. Eccellente prova di Noomi Rapace, sempre più attrice di caratura internazionale, che aderisce quasi con dolore al personaggio di Anna.
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