Regia di Pål Sletaune vedi scheda film
Pal Sletaune è il regista di un misconosciuto noir degli anni '90 (Posta celere) che ne rivelò il talento al pubblico europeo. Assente da quasi tre lustri dagli schermi del vecchio continente, eccolo tornare con un thriller dell'anima che ha come protagonista Noomi Rapace, l'attrice scandinava assurta a successo internazionale dopo la trilogia di Millennium. Gli uomini continuano a odiare le donne e lei per sfuggire al marito manesco è costretta a rifugiarsi con il figlio di 8 anni (Werring) in una delle abitazioni popolari di una metropoli norvegese. I servizi sociali sono sempre alla porta, il contenzioso col padre del bambino, accusato di maltrattamenti nei confronti del figlio, è ancora aperto e lei teme che da un giorno all'altro l'uomo possa ripresentarsi e portarglielo via. Così, all'uopo, acquista un babycall, soluzione tecnologica per non tagliare il cordone ombelicale col figlio anche durante la notte. L'acquisto le permette di conoscere un timido commesso (Joner) che cercherà di prendersi cura di lei e di far emergere i drammi del suo passato.
Il trauma per un evento terribile, il terrore fuori dall'uscio di casa, l'impossibilità di distinguere nettamente la realtà dalla fantasia sono i pilastri sui quali Sletanune incardina un film assai ben diretto, persino plausibile nella sua soluzione finale, ma che rimane ancorato al modello visto giù troppe volte de La donna che visse due volte. Marc'Aurelio a Noomi Rapace al Festival del cinema di Roma.
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