Regia di Ronald Neame vedi scheda film
E' davvero singolare la concezione della legge del giudice Dan Snow (un al solito burbero e borbottante ma efficacissimo Walter Matthau). "La legge non può essere trasformata in una camicia di forza: deve essere come un capo di vestiario per un uomo. Deve avere la sua taglia. Deve essergli comodo. Non deve stringere un uomo alla gola, alla mente o sotto il cavallo. Noi dobbiamo toccare la carne viva. Abbiamo solo fredde udienze e freddi verbali". Diventa così per lui fondamentale difendere il primo emendamento della costituzione americana, una sorta "di ombrello che dovrebbe impedire di bagnarsi", per garantire a tutti il diritto di parlare e soprattutto di sbagliare ("E' incostituzionale ergersi a censore!"). Ben diversa è invece la posizione di Ruth Loomis (un'affascinante e spigliata Jill Clayburgh, ancora una volta donna tutta sola in un ambiente prettamente maschile come quello della giustizia, ma pronta e decisa a far valere le sue ragioni e convinzioni dato che "una donna può ovulare e pensare contemporaneamente"), appena nominata giudice della suprema corte di giustizia di New York ("passo progressista nella storia del genere umano", secondo Snow), fino ad allora composta esclusivamente da uomini (nove in tutto), abituati a chiamarsi tra loro fratelli. Ruth ritiene che la legge sia la sola valida e necessaria protezione per i cittadini contro il caos della vita moderna e compito principale dei giudici è farla rispettare per garantire ordine, disciplina e sicurezza. Non potrebbero perciò essere più distanti le posizioni dei due giudici, trovatisi giocoforza ad essere colleghi, dopo l'improvvisa morte del giudice Morin. Chiamata a sostituirlo Ruth, vedova da pochi mesi, crea scompiglio nell'ambiente, ma soprattutto deve scontrarsi con le perplessità e i pregiudizi di Dan, piuttosto scettico verso madama giudicessa, la madre badessa della corte di Orange, nonché candeggiatrice, come lui simpaticamente la apostrofa. Arrogante, egocentrico, maschio sciovinista ed erotomane per Ruth, che, da abile giocatrice di tennis, "ogni volta che fa uno smash vorrebbe avere lui dall'altra parte" Dan si definisce, alla moglie che lo sta per abbandonare, stanca del suo caratteraccio insopportabile ed irascibile (la sua misoginia lo porta ad avere un rapporto davvero complicato e difficoltoso con le donne) "il figlio di puttana più dolce ed amato del distretto di Columbia". Eppure, nonostante due caratteri all'apparenza così diversi Dan e Ruth sono simili nelle loro divergenze: entrambi piantagrane, "non c'è niente che non sia importante, prendono a cuore le cose". E così, in seguito all'incriminazione di una grossa multinazionale, che ha fatto sparire il brevetto per un motore in grado di far muovere le vetture senza benzina, Snow convince la collega ad incriminare la multinazione. Ma durante le indagini Ruth scopre legami compromettenti tra l'azienda ed il defunto ex marito. Vorrebbe abbandonare tutto (lo scandalo sarebbe inevitabile), ma Dan la convince a non desistere ("Lasciare la corte senza una buona ragione vuol dire sputare in faccia al Governo che lì ti ha messo!") ed insieme decidono di proseguire nella loro battaglia. Costruito su misura per la coppia Matthau/Clayburgh, affiatata e pimpante, il film (tratto dalla commedia di successo "Il primo lunedì di ottobre" di Jerome Lawrence e Robert Lee, anche sceneggiatori) è una commedia allegra, genuina e veloce, diretta in maniera forse troppo invisibile da Ronald Neame (regista eclettico che vanta nel suo curriculum l'eccellente "Gambit" con la strepitosa coppia Michael Caine/Shirley Maclaine, l'intenso e drammatico "Il giardino di gesso" con Deborah Kerr e lo spumeggiante "Due sotto il divano" sempre con l'intramontabile Matthau, affiancato da Glenda Jackson) il quale giustamente lascia scena aperta ai due splendidi e vivaci protagonisti, che, con estrema intelligenza, evitano inutili gigionismi. Simpatica la vena femminista e progressista (in più occasioni Ruth afferma l'importanza del ruolo della donna, per la Clayburgh deve essere un punto fermo, vedi anche "Una donna tutta sola"), alcune battute sono davvero azzeccate (Snow, dopo avere scoperto che Ruth ha un segretario uomo afferma "Impiegato di sesso maschile: è lasciare spazio aperto agli uomini in un campo prettamente femminile", oppure, dopo l'ennesimo litigio con Ruth, "Quella donna è pericolosa: gli uomini della corte devono rimanere uniti, dopo tutto siamo rimasti solo in otto contro tutta quella donna", impagabile ed irresistibile), convincente e spassoso il ritratto del giudice Snow al quale Matthau conferisce grande vitalità, uomo cinico e presuntuoso, amante della montagna, sospettoso dell'ordine, con le idee ben chiare sul suo futuro ("Io non voglio essere salvato: io voglio andare dritto all'inferno"), pronto a sparare sentenze ("Non si può perseguire la felicità in questo paese senza perseguire anche i soldi") e a sottolineare la perenne incostituzionalità di molte cose, anche inutili (per lui un telefono che squilla non ha un diritto costituzionale ad una risposta). Peccato che l'intreccio a tratti confuso e approssimativo (tutta la trama "gialla" è poco interessante e poco chiara, semplice pretesto per consentire ai due protagonisti di unire le forze), appesantisca la vicenda rendendola faticosa, con qua e là dei tempi morti, ma è quello che conta meno. Riuscito e spassoso invece il finale che rivela l'incorreggibilità del giudice Snow, il quale, come suo solito, dimentico delle fondamentali regole di galateo (lascia puntualmente ed immancabilmente che sia Ruth a pagare che sia il ristorante o il taxi), anziché far entrare al palazzo di giustizia prima Ruth, le taglia tranquillamente, come se nulla fosse, la strada (e l'espressione della donna vale più di mille parole). Fuorviante infine l'allusivo titolo italiano. In realtà la notte con vostro onore non ha nulla di sessuale, ma si riferisce ad una lunga e chiarificatrice nottata di lavoro dei due protagonisti che scopriranno così di avere, in fondo, non pochi punti in comune.
Voto: 6 e mezzo.
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